Auguri, buone feste e tanti bellissimi panettoni!
23 dicembre 2011
19 dicembre 2011
Sword of the Stranger
Il bambino, Kotaro, e il fedele Tobimaru, sono dei ladruncoli e quasi per caso si imbattono nel rōnin vagabondo senza nome. Il mondo cinese che cerca di incunearsi nella realtà feudale del Giappone.
Forte effetto dinamico con serie di inquadrature prospettiche singolari ottenute da una discreta animazione moderna computerizzata (in genere limitante secondo il mio parere e che poco apprezzo), che dà enfasi e risalto alle scene cruente e avventurose, fondamentali per l'ambientazione storica in cui si colloca l'anime. Spettacolare ogni tipo di azione armata, frecce lance spade o stelle ninja che siano, tanto da fare salire il coinvolgimento dello spettatore. Oltretutto questo effetto viene ottenuto anche grazie al suono in progressione e alle melodie trascinanti.
Allora, adesso, avendo detto che il guerriero vagabondo solitario si chiama "Senza Nome", che la colonna sonora è avvincente e che le scene d'azione sono spettacolari, si capisce da sé che il signor Sergio Leone è stato un riferimento fondamentale. Poi parlando di Giappone, periodo Edo, samurai e via discorrendo, quello a cui si deve pensare deve avere una forte relazione con il signor Akira Kurosawa. Per stessa ammissione del regista sono proprio loro i due Maestri di riferimento. Again.
Grandissimo film, sono da apprezzare le ottime tavole di sfondo destinate a creare un panorama efficace in piena sintonia con altri elementi della trama. Scenografie che vengono sfruttate benissimo nei combattimenti, come per esempio nella bella scena iniziale sul bordo di una montagna, o nella scena finale tra calcinacci e architetture maestose.
Personaggi unici, facilmente ricordabili, completano il quadro generale di una creazione accurata, attenta in quei particolari importanti per un'adeguata rappresentazione animata del periodo feudale giapponese.
Forte effetto dinamico con serie di inquadrature prospettiche singolari ottenute da una discreta animazione moderna computerizzata (in genere limitante secondo il mio parere e che poco apprezzo), che dà enfasi e risalto alle scene cruente e avventurose, fondamentali per l'ambientazione storica in cui si colloca l'anime. Spettacolare ogni tipo di azione armata, frecce lance spade o stelle ninja che siano, tanto da fare salire il coinvolgimento dello spettatore. Oltretutto questo effetto viene ottenuto anche grazie al suono in progressione e alle melodie trascinanti.
Allora, adesso, avendo detto che il guerriero vagabondo solitario si chiama "Senza Nome", che la colonna sonora è avvincente e che le scene d'azione sono spettacolari, si capisce da sé che il signor Sergio Leone è stato un riferimento fondamentale. Poi parlando di Giappone, periodo Edo, samurai e via discorrendo, quello a cui si deve pensare deve avere una forte relazione con il signor Akira Kurosawa. Per stessa ammissione del regista sono proprio loro i due Maestri di riferimento. Again.
Grandissimo film, sono da apprezzare le ottime tavole di sfondo destinate a creare un panorama efficace in piena sintonia con altri elementi della trama. Scenografie che vengono sfruttate benissimo nei combattimenti, come per esempio nella bella scena iniziale sul bordo di una montagna, o nella scena finale tra calcinacci e architetture maestose.
Personaggi unici, facilmente ricordabili, completano il quadro generale di una creazione accurata, attenta in quei particolari importanti per un'adeguata rappresentazione animata del periodo feudale giapponese.
13 dicembre 2011
Cinque pezzi facili
Robert Dupea è tutto in quello che ci viene mostrato, scopriremo con lo svolgere della storia il suo talento al pianoforte, ma a renderlo unico rimane il suo carattere impulsivo. La prima parte di film presenta la vita quotidiana, logorante e faticosa, tra lavoro e piccoli svaghi. Circostanze che si ripetono, continue liti con la compagna sempliciotta Rayette Dipesto, tra capricci e dispetti che diventano una consuetudine. Bobby tratta proprio male la povera Dipesto, chiaramente lui viene irritato dalla figura di lei, eppure allo stesso tempo ne resta incollato, non è la solitudine quello che vuole. Non cerca proprio niente, in effetti.
Poi la parte road movie, direzione un passato remoto lasciatosi alle spalle. Ma è un viaggio verso il cambiamento, non tanto personale, quanto il "cambiare aria". Il protagonista parte ma non riesce a lasciare la fragile compagna Rayette, la quale vede nella sua partenza solo una scusa per abbandonarla.
Durante il viaggio sono peculiari le nevrosi dei passeggeri occasionali, due autostoppiste salite in macchina con Bobby e Rayette, e da ricordare in particolare le paranoie della figura maggiore tra le due donne, spinta in Alaska per sfuggire dalle "sporcizie dell'uomo"; sequenze di continui primi piani per registrarne ed enfatizzarne gli sfoghi e le ossessioni. Magistrale.
Ulteriore scena cult quella alla tavola calda, in cui assistiamo alla sfuriata del ciclopico Jack Nicholson, in una delle scene che più caratterizza la sua immensa dote recitativa. Per ordinare una omelette con pomodoro, una tazza di caffè e una fetta di pane tostato si dovono comprare due menù fissi, rigide regole del locale, senza poter prendere solo il necessario, niente sostituzioni, nessuna misera fetta di pane tostato aggiuntiva. Segue sarcasmo e sfuriata epocale, da cineteca.
Un attore giovane, non ancora star indiscussa consacrata in campo internazionale, dopo l'interpretazione in questa pellcola si guadagna la sua prima nomination agli oscar come miglior attore protagonista. Il trampolino di lancio sicuramente deve essere rintracciato dalle parti di un altro ruolo in un film precedente, Easy Rider, un personaggio ribelle che ha permesso a Nicholson di diventare Jack Nicholson. Che non sia il carattere, ma qualcosa di altro, i suoi ruoli sono sempre particolari e, forse, è proprio lui a renderli tali. L'attore per definizione, uno dei miei preferiti.
La terza parte si svolge nella casa di famiglia, tutti musicisti (tre pianoforti in tutta la casa) cresciuti nel benessere economico. Di un certo rango sociale. La sorpresa del ritorno a casa, quello stato di cambiamento e novità, presto svanisce lasciando spazio alla noia e a nuova routine, ricadendo nello stato di infelicità che sempre cerca di scacciare. Quella era una realtà opprimente in passato, abbandonata molto tempo addietro, e dopo quasi tre settimane di permanenza, pone fine alla sua visita. Quella visita era stata prolungata dalla relazione fugace con la fidanzata del fratello, e quando viene respinto definitivamente, nulla lo trattiene più in quella villa sperduta.
Continua fuga, spostarsi senza nessun obbiettivo senza cercare niente, una vita sbagliata. Da una spiegazione che Bobby dà al padre catatonico riguardo alla propria situazione, la descrive esattamente come un allontanarsi "dalle cose che vanno a male". Abbandonare per ricominciare.
C-a-p-o-l-a-v-o-r-o.
"Lo sai che se non aprissi bocca il nostro rapporto sarebbe perfetto?"
Poi la parte road movie, direzione un passato remoto lasciatosi alle spalle. Ma è un viaggio verso il cambiamento, non tanto personale, quanto il "cambiare aria". Il protagonista parte ma non riesce a lasciare la fragile compagna Rayette, la quale vede nella sua partenza solo una scusa per abbandonarla.
Durante il viaggio sono peculiari le nevrosi dei passeggeri occasionali, due autostoppiste salite in macchina con Bobby e Rayette, e da ricordare in particolare le paranoie della figura maggiore tra le due donne, spinta in Alaska per sfuggire dalle "sporcizie dell'uomo"; sequenze di continui primi piani per registrarne ed enfatizzarne gli sfoghi e le ossessioni. Magistrale.
Ulteriore scena cult quella alla tavola calda, in cui assistiamo alla sfuriata del ciclopico Jack Nicholson, in una delle scene che più caratterizza la sua immensa dote recitativa. Per ordinare una omelette con pomodoro, una tazza di caffè e una fetta di pane tostato si dovono comprare due menù fissi, rigide regole del locale, senza poter prendere solo il necessario, niente sostituzioni, nessuna misera fetta di pane tostato aggiuntiva. Segue sarcasmo e sfuriata epocale, da cineteca.
Un attore giovane, non ancora star indiscussa consacrata in campo internazionale, dopo l'interpretazione in questa pellcola si guadagna la sua prima nomination agli oscar come miglior attore protagonista. Il trampolino di lancio sicuramente deve essere rintracciato dalle parti di un altro ruolo in un film precedente, Easy Rider, un personaggio ribelle che ha permesso a Nicholson di diventare Jack Nicholson. Che non sia il carattere, ma qualcosa di altro, i suoi ruoli sono sempre particolari e, forse, è proprio lui a renderli tali. L'attore per definizione, uno dei miei preferiti.
La terza parte si svolge nella casa di famiglia, tutti musicisti (tre pianoforti in tutta la casa) cresciuti nel benessere economico. Di un certo rango sociale. La sorpresa del ritorno a casa, quello stato di cambiamento e novità, presto svanisce lasciando spazio alla noia e a nuova routine, ricadendo nello stato di infelicità che sempre cerca di scacciare. Quella era una realtà opprimente in passato, abbandonata molto tempo addietro, e dopo quasi tre settimane di permanenza, pone fine alla sua visita. Quella visita era stata prolungata dalla relazione fugace con la fidanzata del fratello, e quando viene respinto definitivamente, nulla lo trattiene più in quella villa sperduta.
"I move around a lot, not because I'm looking for anything really, but 'cause I'm getting away from things that get bad if I stay."
Continua fuga, spostarsi senza nessun obbiettivo senza cercare niente, una vita sbagliata. Da una spiegazione che Bobby dà al padre catatonico riguardo alla propria situazione, la descrive esattamente come un allontanarsi "dalle cose che vanno a male". Abbandonare per ricominciare.
C-a-p-o-l-a-v-o-r-o.
06 dicembre 2011
Mutant Chronicles
Che strano film questo Mutant Chronicles, non ho neanche la forza di definirlo brutto. Cosa non funziona? Innanzitutto non è coinvolgente manco per un cazzo, la storia c'è ma è narrata davvero male. Da un'idea di base che fu concretizzata nel gioco di ruolo omonimo (1993), siamo in un universo fantasy molto interessante, futuro post-apocalittico e mostri mutanti affascianti; ma la trasposizione non funziona appieno, un film indipendente senza troppi investimenti, inevitabilmente presenta enormi lacune, dalla sceneggiatura misera - ma con frasi ad effetto -, agli effetti speciali scadenti, che per un genere Sci-Fi sono inammissibili.
Una CG quasi elementare, scene girate completamente in studio sfruttando la tecnica del Green screen, non raggiunge mai neanche lontanamente i livelli eccelsi che per esempio troviamo in Sin City. Ma senza troppe ambizioni, il film resta guardabile, non annoia e inspiegabilmente rimane un prodotto curioso. Certo bisogna chiudere un occhio qua e là, e quindi per i più esigenti la visione sarebbe da sconsigliare.
Viene da pensare che ci sia una sceneggiatura pessima ma con un grande regista, capace di tenere in piedi la cosa, oppure che ci sia una grande sceneggiatura ma con un regista pessimo, colpevole di dimezzarne il potenziale. Si potrebbe supporre che siano pessimi entrambi ma bisogna tenere sempre presente che si tratta di un film indipendente. Il montaggio è terribile, non ci sono due sequenze, due, che facciano presagire uno stile definito.
Non mancano gli attori, quasi tutti arci-noti, che in qualche modo riescono ad esprimersi attraverso battute irresistibili, malgrado le carenze di copione. Thomas Jane eroe di turno, vero motivo per vedere il film, da ricordare per le interpretazioni ottime in The Punisher e nell'horror The Mist. Grandissima prova per il capitano Sean Pertwee, uno dei personaggi migliori del film. Ormai colleziona ruoli minori in film di minore importanza - con qualche eccezione -, il povero Ron Perlman, grande attore schiavo del suo volto "singolare". Cameo per John Malkovich.
Dopo tutto il film stranamente non mi ha infastidito; non riesco proprio a definirlo brutto, pur trattandosi di un brutto film, e non me la sento proprio di promuoverlo. Da vedere se si è appassionati della fantascienza futuristica e se non si hanno troppe pretese; altrimenti da tenere in considerazione almeno per gli attori presenti, poveracci, avranno mai pensato di finire in un film così? Idea di fondo affascinante, ma che da sola non regge il peso di un'intera pellicola.
"Fanculo al genere umano. Fanculo al mondo. E fanculo tu!"
Una CG quasi elementare, scene girate completamente in studio sfruttando la tecnica del Green screen, non raggiunge mai neanche lontanamente i livelli eccelsi che per esempio troviamo in Sin City. Ma senza troppe ambizioni, il film resta guardabile, non annoia e inspiegabilmente rimane un prodotto curioso. Certo bisogna chiudere un occhio qua e là, e quindi per i più esigenti la visione sarebbe da sconsigliare.
Viene da pensare che ci sia una sceneggiatura pessima ma con un grande regista, capace di tenere in piedi la cosa, oppure che ci sia una grande sceneggiatura ma con un regista pessimo, colpevole di dimezzarne il potenziale. Si potrebbe supporre che siano pessimi entrambi ma bisogna tenere sempre presente che si tratta di un film indipendente. Il montaggio è terribile, non ci sono due sequenze, due, che facciano presagire uno stile definito.
Non mancano gli attori, quasi tutti arci-noti, che in qualche modo riescono ad esprimersi attraverso battute irresistibili, malgrado le carenze di copione. Thomas Jane eroe di turno, vero motivo per vedere il film, da ricordare per le interpretazioni ottime in The Punisher e nell'horror The Mist. Grandissima prova per il capitano Sean Pertwee, uno dei personaggi migliori del film. Ormai colleziona ruoli minori in film di minore importanza - con qualche eccezione -, il povero Ron Perlman, grande attore schiavo del suo volto "singolare". Cameo per John Malkovich.
Dopo tutto il film stranamente non mi ha infastidito; non riesco proprio a definirlo brutto, pur trattandosi di un brutto film, e non me la sento proprio di promuoverlo. Da vedere se si è appassionati della fantascienza futuristica e se non si hanno troppe pretese; altrimenti da tenere in considerazione almeno per gli attori presenti, poveracci, avranno mai pensato di finire in un film così? Idea di fondo affascinante, ma che da sola non regge il peso di un'intera pellicola.
01 dicembre 2011
Page Eight
Non è il tipico film da consigliare, anzi la visione deve esssere affrontata per propria iniziativa perchè si ha di fronte un prodotto decisamente compatto, sostanzioso. Dialoghi abbondanti, circondano una tematica politica centrale, farciti dalle capacità recitative degli ottimi attori, mettono bene in chiaro da subito le grandi doti di drammaturgo dell'autore britannico David Hare.
Teatrali anche le scene, location quasi sempre statiche, luoghi chiusi come un appartamento o un ufficio sanno creare l'atmosfera adatta. Così molti altri ambienti scenografici che rimangono in secondo piano, ma non hanno per questo minore importanza, tutto a vantaggio di attori posti in primo piano, capaci di rimanere sempre in scena, nei piccoli gesti e movimenti appropriati ma anche nei grandi dialoghi, come già detto, ben curati. Una sceneggiatura che non permette allo spettatore di staccare l'attenzione nemmeno un secondo, si susseguono serie di botta e risposta ben argomentati e scritti decisamente in maniera eccelsa.
Lo spirito da inchiesta, fortemente sostenuto dall'esperienza dell'agente Johnny Worricker, non esprime nulla di sostanzialmente differente dalle altre pellicole di genere, ma garantisce il dovuto fascino per tenere la storia e lo sviluppo narrativo. Citando pellicole recenti come L'uomo nell'ombra o State of Play, si darebbe una certa visione sul genere, attori protagonisti di rilievo e loschi intrallazzi politici. Bill Nighy non è da meno del Russell Crowe e del Ewan McGregor dei rispettivi film, tutti e tre attori che apprezzo e un genere cinematografico che sempre adoro.
Bill Nighy affascina, magnetico, abile nella dialettica e nel riempire la scena, grande attore. Numerosi personaggi femminili, spiccano le colleghe, una su tutte la feroce Judy Davis e il ministo degli interni Saskia Reeves, ma anche l'ex moglie e la figlia di Worricker non sono da meno. Brava l'attivista politica Rachel Weisz, un ruolo di contorno ma di forte influenza sul personaggio principale.
Tirando le somme, il film mi è piaciuto molto e se dovessi descriverlo con una sola parola, penso che lo definirei decisamente Jazz. Esattamente come il protagonista. Se ci si lascia prendere dallo swing, dal ritmo della pellicola, si rimane soddisfatti e sazi come giustamente ogni spettatore merita sempre di rimanere. Fine and Mellow (Billie Holiday e Lester Young).
Teatrali anche le scene, location quasi sempre statiche, luoghi chiusi come un appartamento o un ufficio sanno creare l'atmosfera adatta. Così molti altri ambienti scenografici che rimangono in secondo piano, ma non hanno per questo minore importanza, tutto a vantaggio di attori posti in primo piano, capaci di rimanere sempre in scena, nei piccoli gesti e movimenti appropriati ma anche nei grandi dialoghi, come già detto, ben curati. Una sceneggiatura che non permette allo spettatore di staccare l'attenzione nemmeno un secondo, si susseguono serie di botta e risposta ben argomentati e scritti decisamente in maniera eccelsa.
Lo spirito da inchiesta, fortemente sostenuto dall'esperienza dell'agente Johnny Worricker, non esprime nulla di sostanzialmente differente dalle altre pellicole di genere, ma garantisce il dovuto fascino per tenere la storia e lo sviluppo narrativo. Citando pellicole recenti come L'uomo nell'ombra o State of Play, si darebbe una certa visione sul genere, attori protagonisti di rilievo e loschi intrallazzi politici. Bill Nighy non è da meno del Russell Crowe e del Ewan McGregor dei rispettivi film, tutti e tre attori che apprezzo e un genere cinematografico che sempre adoro.
Bill Nighy affascina, magnetico, abile nella dialettica e nel riempire la scena, grande attore. Numerosi personaggi femminili, spiccano le colleghe, una su tutte la feroce Judy Davis e il ministo degli interni Saskia Reeves, ma anche l'ex moglie e la figlia di Worricker non sono da meno. Brava l'attivista politica Rachel Weisz, un ruolo di contorno ma di forte influenza sul personaggio principale.
Tirando le somme, il film mi è piaciuto molto e se dovessi descriverlo con una sola parola, penso che lo definirei decisamente Jazz. Esattamente come il protagonista. Se ci si lascia prendere dallo swing, dal ritmo della pellicola, si rimane soddisfatti e sazi come giustamente ogni spettatore merita sempre di rimanere. Fine and Mellow (Billie Holiday e Lester Young).
27 novembre 2011
Fire fly from hell: top five
Top five delle volate, del volare e dei volerò... visto più come desiderio di volare o come capacità mai avuta o perduta, presente in sogni e in leggende. Non sono scelte ponderate in base alla potenza della pellicola in campo cinematografico, sono più scelte di film significativi, e quindi per certi versi personali , che mi sono rimasti impressi. Le uniche forti indecisioni che ho avuto riguardavano un paio di film, ma alla fine ho optato per quello più consono alla classifica. Come nel caso di Rocketeer, preferito allo zaino propulsore di James Bond o alla sfera metallica di Steamboy, nonostante io preferisca il film Agente 007 - Thunderball: Operazione tuono rispetto all'altro. I criteri utilizzati mi hanno portato ad escludere film di supereroi dai nomi altisonanti, per optare magari verso figure più leggendarie come appunto quella di Peter Pan. Poi ho escluso le macchine, tipo aerei biplani deltaplani e biciclette...
5. Le avventure di Rocketeer . Joe Johnston Jet pack dei nazisti caduto in mano allo stuntman Cliff Secord. Nella lista per tributo ai ricordi, in realtà non l'ho rivisto recentemente. |
4. Toy Story - Il mondo dei giocattoli . John Lasseter "Verso l'infinito e oltre!" "Questo non è volare! Questo è cadere con stile!" |
3. The Bird People in China . Takashi Miike In un paesino remoto della Cina dove giungono un agente commerciale giapponese e un ex yakuza, viene tramandata un'antica e curiosa tradizione. |
2. Hook - Capitan Uncino . Steven Spielberg La storia di un avvocato che si dimentica il significato di essere bambini, un passato rimosso da recuperare. Il suo nome è Peter... Peter Banning. |
1. Brazil . Terry Gilliam Il cavaliere dall'armatura alata che salva una bella fanciulla. Ma solo nel sogno, poiché la realtà passa per il Ministero dell'Informazione. |
22 novembre 2011
Codice Genesi
regia. Hughes sceneggiatura. Gary Whitta anno. 2010 genere. Fantascienza cast. Denzel Washington, Gary Oldman, Mila Kunis |
... ma che stronzata è ? |
Avendo trovato questo film orribile, nella mia testa le parole per descriverlo sono riassumibili in due frasi:
Non toccate lo zainetto di Denzel Washington! e...
Se no vi taglia le palle!
Però si possono trovare elementi positivi nella pellicola, tipo... che Dio ha un forte senso dell'umorismo.
Guardatelo, vi prego, e smentitemi.
Non toccate lo zainetto di Denzel Washington! e...
Se no vi taglia le palle!
Però si possono trovare elementi positivi nella pellicola, tipo... che Dio ha un forte senso dell'umorismo.
Guardatelo, vi prego, e smentitemi.
16 novembre 2011
Vendicami - 復仇
Johnnie To presenta un film dalle tinte noir ambientato nelle strade di Hong Kong. Forte la figura del protagonista, un passato misterioso e un mestiere, quello attuale, tra i più belli del mondo: chef. Johnny Hallyday entrato ufficialmente nel cast solo in seguito, dato che la prima scelta era caduta sul connazionale Alain Delon, già Frank Costello nel 1967 in un film di Jean-Pierre Melville, Frank Costello faccia d'angelo (Le Samouraï). Ma l'attore rifiutò l'ingaggio dopo aver letto il copione. Hallyday, consigliato dalla produzione, si presentò al regista in abito nero, seduto ad un tavolo del suo ristorante parigino, con aria da gangster. La parte fu subito sua. Ottimo il doppio trio di sicari amico e nemico, scelte adeguate. Impossibile non dare merito anche ai personaggi secondari.
Oggetti: le fotografie sulle quali il nostro chef scrive i nomi per non scordare da che parte sta chi e quale è il suo scopo: vendetta. La pistola con scritto George Fung. Solo un nome, nessun volto. I cubi di materiale rottamato usato come riparo nello scontro a fuoco nella discarica di "famiglia". Le armi nascoste, sempre in questa discarica, nel frigorifero o nel frullatore. La bicicletta tenuta in equilibrio dalle pallottole. I tavoli da picnic e quegli strambi frisbee colorati. E molti altri oggetti di culto.
Poi le scene, una su tutte quella in strada, sotto la pioggia, con la marea di ombrelli che non permette al protagonista di vedere i volti, riconoscere per comparazione dalle polaroid, gli sguardi estranei. Una delle più meritevoli. Questa, come altre scene, descrive bene la condizione dello chef francese senza memoria. Ottime la sequenza di guerriglia tra gang, o meglio tra una gang e i soli tre sicari, nel deposito rottami, scintille e ritmo sfrenato dettato dai caricatori svuotati delle pistole.
Scattiamo un'istantanea a questo film, giusto per non dimenticarcene.
Oggetti: le fotografie sulle quali il nostro chef scrive i nomi per non scordare da che parte sta chi e quale è il suo scopo: vendetta. La pistola con scritto George Fung. Solo un nome, nessun volto. I cubi di materiale rottamato usato come riparo nello scontro a fuoco nella discarica di "famiglia". Le armi nascoste, sempre in questa discarica, nel frigorifero o nel frullatore. La bicicletta tenuta in equilibrio dalle pallottole. I tavoli da picnic e quegli strambi frisbee colorati. E molti altri oggetti di culto.
Poi le scene, una su tutte quella in strada, sotto la pioggia, con la marea di ombrelli che non permette al protagonista di vedere i volti, riconoscere per comparazione dalle polaroid, gli sguardi estranei. Una delle più meritevoli. Questa, come altre scene, descrive bene la condizione dello chef francese senza memoria. Ottime la sequenza di guerriglia tra gang, o meglio tra una gang e i soli tre sicari, nel deposito rottami, scintille e ritmo sfrenato dettato dai caricatori svuotati delle pistole.
Scattiamo un'istantanea a questo film, giusto per non dimenticarcene.
11 novembre 2011
Il maledetto United
1967, Midlands Orientali. La squadra di calcio del Derby County milita nella seconda divisione del campionato inglese. Ad inizio secolo il prestigio della società era alle stelle, ma poi con gli anni tutto è andato perduto. L'arduo compito di riportare splendore nel Midlands viene affidato ad un certo signor Brian Howard Clough. Costui nel giro di due anni (1967-69), anche grazie agli acquisti mirati consigliati dal suo braccio destro Peter Thomas Taylor, riesce a portare la squadra nella rinomata First Division e arrivando persino, nel 1972, a farle vincere il primo titolo nazionale. Segue esonero per divergenze con la dirigenza.
1974, Leeds. Lo storico allenatore del Leeds United, Don Revie, lascia il suo incarico dopo innumerevoli anni di servizio per approdare alla panchina della nazionale inglese. La società per sostituirlo decide di puntare sul promettente Brian Clough, già campione con il Derby. 44 giorni. 44 fottutissimi giorni e Brian Clough viene esonerato. L'ingaggio con il Leeds aveva rotto il legame tra l'allenatorissimo e il suo fedele amico Taylor. Dopo l'esonero i due si riconcilieranno.
1975, Nottingham. (non presente nel film). La squadra minore del Nottingham Forest offre la guida a Brian Clough e il suo assistente Peter Taylor. I due, oltre alla riconquista del titolo nazionale, vinceranno per ben due anni di seguito la Coppa dei Campioni, impresa storica.
Brian Clough, ossessionato dal fallimento, diventerà accanito fumatore e alcolizzato. Muore di cancro all'età di 69 anni, il 20 settembre del 2004.
1974, Leeds. Lo storico allenatore del Leeds United, Don Revie, lascia il suo incarico dopo innumerevoli anni di servizio per approdare alla panchina della nazionale inglese. La società per sostituirlo decide di puntare sul promettente Brian Clough, già campione con il Derby. 44 giorni. 44 fottutissimi giorni e Brian Clough viene esonerato. L'ingaggio con il Leeds aveva rotto il legame tra l'allenatorissimo e il suo fedele amico Taylor. Dopo l'esonero i due si riconcilieranno.
1975, Nottingham. (non presente nel film). La squadra minore del Nottingham Forest offre la guida a Brian Clough e il suo assistente Peter Taylor. I due, oltre alla riconquista del titolo nazionale, vinceranno per ben due anni di seguito la Coppa dei Campioni, impresa storica.
Brian Clough, ossessionato dal fallimento, diventerà accanito fumatore e alcolizzato. Muore di cancro all'età di 69 anni, il 20 settembre del 2004.
08 novembre 2011
Frost/Nixon
regia. Ron Howard sceneggiatura. Peter Morgan anno. 2008 genere. Drammatico cast. Michael Sheen, Frank Langella, Kevin Bacon, Sam Rockwell, Matthew Macfadyen, Oliver Platt, Rebecca Hall | Stati Uniti d'America, anno 1972, scoppia lo scandalo Watergate. Sotto accusa, l'allora presidente in carica Richard Nixon, decide di annunciare le proprie dimissioni il 9 agosto 1974. |
Regno unito, il presentatore di talk show David Frost rimane affascinato dal potere mediatico del presidente dimettente, tanto da volerne approfittare immediatamente proponendo a Nixon un'intervista, dispendiosa ma che garantirebbe una fonte di guadagno enorme, sfruttando le giuste pubblicità. Questa intervista, il duello, avviene il 1977. Nixon logorroico in maniera da prenderlo a scarpate in faccia pur di non sentire le sue parole. Frost (dal sorriso altrettanto irritante) agnellino indifeso capace di trasformarsi in leone al momento giusto.
Duello sezionato in quattro riprese in modo da variare le argomentazioni su più fronti e permettendo così al presidente di spiegare e giustificare scelte pesanti, contrastanti rispetto al patto fatto con gli elettori. Dalla storica intervista, Nixon crolla definitivamente, confessa le proprie inadempienze e porge le sue scuse al popolo americano tradito.
Cronologicamente questo film andrebbe visto dopo l'ottimo Tutti gli uomini del presidente. In questo modo attraverso le indagini dei giornalisti Carl Bernstein e Bob Woodward (rispettivamente Dustin Hoffman e Robert Redford) si può avere una più chiara idea della situazione.
Premesso che da questa parte dell'oceano tale dibattito possa essere considerato insignificante, rimane tuttavia un simpatico film sportivo senza azione (oltre al lato storico, per chi fosse interessato). Infatti il duello sembra costruito come un incontro di boxe, senza però il fascino delle botte. Ci si deve accontentare della "violenza" verbale.
Duello sezionato in quattro riprese in modo da variare le argomentazioni su più fronti e permettendo così al presidente di spiegare e giustificare scelte pesanti, contrastanti rispetto al patto fatto con gli elettori. Dalla storica intervista, Nixon crolla definitivamente, confessa le proprie inadempienze e porge le sue scuse al popolo americano tradito.
Cronologicamente questo film andrebbe visto dopo l'ottimo Tutti gli uomini del presidente. In questo modo attraverso le indagini dei giornalisti Carl Bernstein e Bob Woodward (rispettivamente Dustin Hoffman e Robert Redford) si può avere una più chiara idea della situazione.
Premesso che da questa parte dell'oceano tale dibattito possa essere considerato insignificante, rimane tuttavia un simpatico film sportivo senza azione (oltre al lato storico, per chi fosse interessato). Infatti il duello sembra costruito come un incontro di boxe, senza però il fascino delle botte. Ci si deve accontentare della "violenza" verbale.
01 novembre 2011
Achille e la tartaruga
" Achille, simbolo di rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiungerla. "
Zenone di Elea
(parole di Jorge Luis Borges)
(parole di Jorge Luis Borges)
Poche parole che racchiudono nella propria contraddizione l'essenza della vita di un artista, prima bambino normalissimo destinato alle migliori scuole francesi, poi orfano, figliastro, sguattero ma sempre un artista alla perenne ricerca della consacrazione definitiva, che può arrivare solo inseguendo un mondo, l'arte, in continua modificazione e quindi in continuo aggiornamento. Impersonato nell'età adulta dall'ormai sempre più eclettico Takeshi Kitano, rimane impresso nella memoria dello spettatore, non tanto perchè il film sia un capolavoro ma in quanto il personaggio raccontatoci, tratto da un soggetto fittizio scritto dallo stesso Kitano, rimane indelebilmente, con le circostanze grottesche della sua vita, una figura unica. La cosa certa, per quanto Machisu possa o non possa affermarsi come pittore riconosciuto globalmente, è che lui un artista lo è sempre stato.
29 ottobre 2011
Il mondo dei robot
Queste sono le attrazioni del parco divertimenti della Delos, androidi e scenografie a tema. In un futuro prossimo, il 2000. Per soli adulti, per tornare a divertirsi come bambini.
Cattivo dei cattivi direttamente da I magnifici sette... Yul Brynner!!!
Locandina non ufficiale realizzata dalla Methane Studios. Cult del genere, uno dei primissimi film ad utilizzare la computer grafica e ad anticipare molte tematiche poi sviluppatesi negli anni successivi.
Fantascienza anni '70 in cui il mito della macchina, ribelle o meno, comincia a ritornare di moda (non dimentichiamoci di Metropolis del 1927). Il robot visto come essere antropoide imprigionato nella sua struttura metallica-cibernetica, il concetto del libero arbitrio, dell'uomo creatore divino... ci si può ricollegare poi a Frankenstein di Mary Shelley. Andrebbero anche ricordate le Tre leggi della robotica di Isaac Asimov, infatti nel parco divertimenti i robot non possono arrecare alcun danno alle persone, ai clienti. Poi il presunto virus. L'agente esterno che porta Coscienza nella macchina, cogito ergo sum. L'anime Ergo Proxy ripropone questa tematica, con il virus Cogito che colpisce tutti gli autorave; la piccola Pino in tutto e per tutto una bambina, ma costruita, prodotto dell'uomo. Pinocchio. Forse l'esempio del burattino di Collodi calza a pennello per riassumere il concetto, da questo punto di vista. Si nasce o si diventa esseri umani?
Cattivo dei cattivi direttamente da I magnifici sette... Yul Brynner!!!
Locandina non ufficiale realizzata dalla Methane Studios. Cult del genere, uno dei primissimi film ad utilizzare la computer grafica e ad anticipare molte tematiche poi sviluppatesi negli anni successivi.
Fantascienza anni '70 in cui il mito della macchina, ribelle o meno, comincia a ritornare di moda (non dimentichiamoci di Metropolis del 1927). Il robot visto come essere antropoide imprigionato nella sua struttura metallica-cibernetica, il concetto del libero arbitrio, dell'uomo creatore divino... ci si può ricollegare poi a Frankenstein di Mary Shelley. Andrebbero anche ricordate le Tre leggi della robotica di Isaac Asimov, infatti nel parco divertimenti i robot non possono arrecare alcun danno alle persone, ai clienti. Poi il presunto virus. L'agente esterno che porta Coscienza nella macchina, cogito ergo sum. L'anime Ergo Proxy ripropone questa tematica, con il virus Cogito che colpisce tutti gli autorave; la piccola Pino in tutto e per tutto una bambina, ma costruita, prodotto dell'uomo. Pinocchio. Forse l'esempio del burattino di Collodi calza a pennello per riassumere il concetto, da questo punto di vista. Si nasce o si diventa esseri umani?
24 ottobre 2011
Tutta la vita davanti
Poi il lavoro part-time nel call center. Il mondo del precariato. Il macigno ciclopico dei lavoratori italiani. Passando tra sindacato, reality show e Heidegger, tenendo collegamenti emotivi tra Roma e Palermo, dedicandosi quel poco di tempo rimanente alla sua vita privata... l'odissea della neo-laureata Marta.
Sviluppo del romanzo Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria, scritto dalla blogger Michela Murgia. Punto della situazione sulle condizioni lavorative del paese, verità che molti giovani devono affrontare. La trama si sviluppa sul tipico intreccio da commedia, in cui la storia d'amore (carnale o platonico) rimane sempre uno degli argomenti fondamentali, con l'aggiunta di tematiche importanti da considerare principalmente come ottimi spunti riflessivi. Si mantiene sempre il dovuto livello di leggerezza, tanto da garantire una facile risata. In un paio di occasioni potrebbe cadere nel banale con elementi stereotipati, ma tutto si aggiusta con un sorriso. Anzi molto verte nell'ironizzare sugli stereotipi.
Non si tratta del miglior Paolo Virzì. Nonostante tutto però il regista rimane uno dei migliori pionieri della nuova ondata di commedie all'italiana. Poi per quanto mi riguarda sono pure un suo grande fan, caldamente consigliata la visione delle sue pellicole.
Della serie "precariato e call center", consiglio la visone del film Fuga dal call center di Federico Rizzo, versione milanese con al centro la figura grottesca di un neo-laureato in vulcanologia, interpretato da Angelo Pisani (quello del duo Pali e Dispari).
Sviluppo del romanzo Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria, scritto dalla blogger Michela Murgia. Punto della situazione sulle condizioni lavorative del paese, verità che molti giovani devono affrontare. La trama si sviluppa sul tipico intreccio da commedia, in cui la storia d'amore (carnale o platonico) rimane sempre uno degli argomenti fondamentali, con l'aggiunta di tematiche importanti da considerare principalmente come ottimi spunti riflessivi. Si mantiene sempre il dovuto livello di leggerezza, tanto da garantire una facile risata. In un paio di occasioni potrebbe cadere nel banale con elementi stereotipati, ma tutto si aggiusta con un sorriso. Anzi molto verte nell'ironizzare sugli stereotipi.
Non si tratta del miglior Paolo Virzì. Nonostante tutto però il regista rimane uno dei migliori pionieri della nuova ondata di commedie all'italiana. Poi per quanto mi riguarda sono pure un suo grande fan, caldamente consigliata la visione delle sue pellicole.
Della serie "precariato e call center", consiglio la visone del film Fuga dal call center di Federico Rizzo, versione milanese con al centro la figura grottesca di un neo-laureato in vulcanologia, interpretato da Angelo Pisani (quello del duo Pali e Dispari).
21 ottobre 2011
Nashville Skyline
12 ottobre 2011
Zatōichi
Takeshi Kitano in triplice veste di regista, sceneggiatore e attore protagonista. Il suo è un adattamento cinematografico di un celebre personaggio letterario giapponese che per l'appunto vede realizzare in patria molteplici trasposizioni sulla sua figura. Un rifacimento americano del personaggio, per farsi un'idea, è reso famoso dall'illustre Rutger Hauer nel film Furia cieca.
Il maestro Akira Kurosawa ha sempre richiamato l'attenzione dei "giovani" cineasti giapponesi, inevitabile realizzare un film in quell'ambientazione storica senza passare per film che proprio quell'ambientazione hanno magistralmente e fedelmente riprodotto. Quindi come si può capire Kitano omaggia ampiamente e giustamente il grande maestro nipponico.
Nella pellicola non mancano le parti divertenti, grazie al fantozziano nipote e al grottesco aspirante samurai che si aggira per la dimora della zia in mutandoni, urlando e impugnando una lancia. Pregevole la colonna sonora, la quale raggiunge l'apice di simbiosi con le immagini nel ritmato lavoro dei campi dei contadini e nella scena di ballo finale. Di ottimissima fattura le scene di duello tra la furia cieca e le guardie samurai, con combattimenti visivamente impressionanti.
Viene fatto largo uso del flashback per raccontare il passato dei personaggi, la principale ragione che li ha condotti in quel paesino in quel determinato momento.
Il maestro Akira Kurosawa ha sempre richiamato l'attenzione dei "giovani" cineasti giapponesi, inevitabile realizzare un film in quell'ambientazione storica senza passare per film che proprio quell'ambientazione hanno magistralmente e fedelmente riprodotto. Quindi come si può capire Kitano omaggia ampiamente e giustamente il grande maestro nipponico.
Nella pellicola non mancano le parti divertenti, grazie al fantozziano nipote e al grottesco aspirante samurai che si aggira per la dimora della zia in mutandoni, urlando e impugnando una lancia. Pregevole la colonna sonora, la quale raggiunge l'apice di simbiosi con le immagini nel ritmato lavoro dei campi dei contadini e nella scena di ballo finale. Di ottimissima fattura le scene di duello tra la furia cieca e le guardie samurai, con combattimenti visivamente impressionanti.
Viene fatto largo uso del flashback per raccontare il passato dei personaggi, la principale ragione che li ha condotti in quel paesino in quel determinato momento.
10 ottobre 2011
The Blade
I due operai forgiatori, dipendenti della fabbrica, sono On e Testa di Ferro. Mentre si recano al villaggio per commerciare i prodotti della manifattura lame, incappano nell'aggressione di un monaco da parte di brutali banditi locali. Testa di Ferro lancia una sfida ai crudeli, irato dalla vista del corpo morto del monaco. Primo punto a sfavore della manifattura lame.
Si sviluppa contemporanemente la storia di On, la ricerca dell'identità del padre e dell'assassino tatuato, capace di volare, conosciuto sotto il nome di Fei Lung. Secondo punto a sfavore della manifattura lame.
Dall'unione di questi due punti scaturiscono le circostanze che portano alla perdita del braccio di On. Questo, mortalmente ferito rimane costretto ad abbandonare la manifattura. Una giovane ragazza povera, di nome Testa Nera, si prende cura di lui, dandogli le cure necessarie. Passa il tempo e così incomincia la nuova povera vita dello "storpio" On. Solo poi, scoprendo un antico libro lacero, presumibilmente riguardante le arti marziali, raggiunge una completa intesa e una perfetta destrezza nel maneggiare la spada tronca di quella che fu un tempo la spada di oltre 100 libbre del padre. Da qui segue una lenta ascesa verso una risolutiva vendetta.
Cinepresa movimentata, negli scontri permette al ruolo dell'azione di stare in primissimo piano; le successioni di immagini vengono così rese a tratti confusionarie. Stile sperimentale per il regista che ci delizia del suo punto di vista riguardo al genere "cappa e spada" orientale. Il livello di oscuramento di talune sequenze, come la narrazione frammentata (pur rimanendo cronologicamente lineare) e la voce narrante femminile fuori campo, potrebbero ricordare Ashes of Time di Wong Kar-wai.
The Blade è un rifacimento di un film molto popolare in Cina dal titolo One-Armed Swordsman, considerato il primo film Wuxia ad aver introdotto con risalto la figura di un violento eroe disagiato abile nel maneggiare le spade.
Si sviluppa contemporanemente la storia di On, la ricerca dell'identità del padre e dell'assassino tatuato, capace di volare, conosciuto sotto il nome di Fei Lung. Secondo punto a sfavore della manifattura lame.
Dall'unione di questi due punti scaturiscono le circostanze che portano alla perdita del braccio di On. Questo, mortalmente ferito rimane costretto ad abbandonare la manifattura. Una giovane ragazza povera, di nome Testa Nera, si prende cura di lui, dandogli le cure necessarie. Passa il tempo e così incomincia la nuova povera vita dello "storpio" On. Solo poi, scoprendo un antico libro lacero, presumibilmente riguardante le arti marziali, raggiunge una completa intesa e una perfetta destrezza nel maneggiare la spada tronca di quella che fu un tempo la spada di oltre 100 libbre del padre. Da qui segue una lenta ascesa verso una risolutiva vendetta.
Cinepresa movimentata, negli scontri permette al ruolo dell'azione di stare in primissimo piano; le successioni di immagini vengono così rese a tratti confusionarie. Stile sperimentale per il regista che ci delizia del suo punto di vista riguardo al genere "cappa e spada" orientale. Il livello di oscuramento di talune sequenze, come la narrazione frammentata (pur rimanendo cronologicamente lineare) e la voce narrante femminile fuori campo, potrebbero ricordare Ashes of Time di Wong Kar-wai.
The Blade è un rifacimento di un film molto popolare in Cina dal titolo One-Armed Swordsman, considerato il primo film Wuxia ad aver introdotto con risalto la figura di un violento eroe disagiato abile nel maneggiare le spade.
08 ottobre 2011
Iron Maiden: Flight 666
Non si tratta di un DVD live (esiste pure quello, separatamente), ma di un documentario riassuntivo del tour mondiale; il tutto, compresso in un tempo complessivo di due ore circa, con stile documentaristico alla Turisti per caso (Patrizio Roversi, Syusy Blady).
L'aereo che deve trasportare tutta la band con troupe appresso, esternamente presenta subito segni di riconoscimento, aerografie e via dicendo. [Piccola nota: esilarante sentire negli aeroporti annunciare il volo six hundred and sixty six. Fine nota.]
Modificato in modo da poter disporre di una zona abilitata alle varie attrezzature (12 tonnellate), e una zona passeggeri riservata alla troupe, il velivolo deve sostenere un viaggio di circa 50mila miglia. Pilota il signor Bruce Dickinson che, spiega, volare è sempre stato il suo sogno fin da quando era bambino, e ci spiega come pilotare un aeroplano sia una grande prova di umiltà. Durante la fase di decollo, immancabile il coro dei passeggeri: you're shit and you know you are!!
I posti da raggiungere sono i più disparati (23 concerti in 5 continenti), quali quelle zone che difficilmente, se non mai, sono riusciti a raggiungere negli anni. Le persone, i ragazzi giovani fan sono tutti estasiati dall'opportunità di vivere sulla propria pelle un'esperienza unica. In molte tappe del viaggio sono presenti società con enormi privazioni economiche, soprattutto in sud-america, Colombia [nota: mancanza di ossigeno per l'altitudine elevata, fine nota] e avere uno svago del genere significa molto. In Cile addirittura sono sempre stati banditi con motivazioni che non saprei proprio dare senza dilungarmi troppo (motivi religiosi, oppure rivoluzionari, rimangono pur sempre una band musicale).
Toccante vedere migliaia di fan in giro per il mondo, sold out in ogni concerto.
Per due ore il mio sguardo da spettatore "televisivo" è stato da ebete incantato.
[Altra nota: non posso non citare la scena riguardante un prete brasiliano tatuato su tutto il corpo con immagini al 100% Iron Maiden. Spiega di trarre ispirazioni morali dai brani degli Iron e di estrapolare da queste sermoni per i fedeli della sua parrocchia. Fine nota.]
Il progetto è di due cineasti canadesi, appassionati della cultura heavy metal. Mostrano le varie fasi cronologiche del tour con l'inserimento occasionale dei migliori brani eseguiti nelle varie esibizioni. I momenti pre e post concerto, le pause relax tra una tappa e l'altra. Curioso notare come i componenti della band scelgano di rilassare i nervi: Janick Gers alla perenne ricerca di pub irlandesi, Adrian Smith giocando a tennis, Dave Murray e Nicko McBrain a golf. Tante risate, battute abbondanti... poi quando c'è Nicko la risata è assicurata!
L'aereo che deve trasportare tutta la band con troupe appresso, esternamente presenta subito segni di riconoscimento, aerografie e via dicendo. [Piccola nota: esilarante sentire negli aeroporti annunciare il volo six hundred and sixty six. Fine nota.]
Modificato in modo da poter disporre di una zona abilitata alle varie attrezzature (12 tonnellate), e una zona passeggeri riservata alla troupe, il velivolo deve sostenere un viaggio di circa 50mila miglia. Pilota il signor Bruce Dickinson che, spiega, volare è sempre stato il suo sogno fin da quando era bambino, e ci spiega come pilotare un aeroplano sia una grande prova di umiltà. Durante la fase di decollo, immancabile il coro dei passeggeri: you're shit and you know you are!!
I posti da raggiungere sono i più disparati (23 concerti in 5 continenti), quali quelle zone che difficilmente, se non mai, sono riusciti a raggiungere negli anni. Le persone, i ragazzi giovani fan sono tutti estasiati dall'opportunità di vivere sulla propria pelle un'esperienza unica. In molte tappe del viaggio sono presenti società con enormi privazioni economiche, soprattutto in sud-america, Colombia [nota: mancanza di ossigeno per l'altitudine elevata, fine nota] e avere uno svago del genere significa molto. In Cile addirittura sono sempre stati banditi con motivazioni che non saprei proprio dare senza dilungarmi troppo (motivi religiosi, oppure rivoluzionari, rimangono pur sempre una band musicale).
Toccante vedere migliaia di fan in giro per il mondo, sold out in ogni concerto.
Per due ore il mio sguardo da spettatore "televisivo" è stato da ebete incantato.
[Altra nota: non posso non citare la scena riguardante un prete brasiliano tatuato su tutto il corpo con immagini al 100% Iron Maiden. Spiega di trarre ispirazioni morali dai brani degli Iron e di estrapolare da queste sermoni per i fedeli della sua parrocchia. Fine nota.]
Il progetto è di due cineasti canadesi, appassionati della cultura heavy metal. Mostrano le varie fasi cronologiche del tour con l'inserimento occasionale dei migliori brani eseguiti nelle varie esibizioni. I momenti pre e post concerto, le pause relax tra una tappa e l'altra. Curioso notare come i componenti della band scelgano di rilassare i nervi: Janick Gers alla perenne ricerca di pub irlandesi, Adrian Smith giocando a tennis, Dave Murray e Nicko McBrain a golf. Tante risate, battute abbondanti... poi quando c'è Nicko la risata è assicurata!
"The mariner's bound to tell of his story
To tell this tale wherever he goes
To teach God's word by his own example
That we must love all things that God made."
"Iron Maiden's gonna get you!"
To tell this tale wherever he goes
To teach God's word by his own example
That we must love all things that God made."
"Iron Maiden's gonna get you!"
04 ottobre 2011
La storia fantastica
Proprio durante il viaggio viene assalito dal feroce pirata Roberts, ne diventa vassallo scampando miracolosamente alla morte. Dopo anni però, il pirata Roberts gli rivela di non essere il vero pirata Roberts e lo investe pirata Roberts a sua volta, lasciandogli il comando. Bottondoro nel frattempo, credendolo morto, si fidanza con il Principe Humperdinck. Imminenti le nozze reali quando entra in scena un misterioso uomo mascherato per salvare la principessa dalle grinfie di tre malviventi. Sconfiggendo l'acciaio, la forza e l'ingegno dei tre briganti, fuggendo oltre i pericoli della tenebrosa palude del fuoco, Bottondoro e il suo Westley scoprono il potere del vero amore. Noi il potere della narrazione.
Protagonista della fantastica avventura proprio Robin Hood in calzamaglia in persona, però vestito da Zorro. Cary Elwes in una delle sue primissime apparizioni. Lo accompagna una bellissima e giovanissima Robin Wright Penn, oggi ormai senza più il Penn (e forse nemmeno allora). Leggendarie le figure dei due compari unici e caratteristici, lo spadaccino spagnolo in cerca di vendetta (Mandy Patinkin) e il colossale gigante dalla forza bruta (André the Giant)... prima validi nemici ma poi uniti nel loro destino. Nota di merito per Billy Crystal nei panni del vecchio Max dei Miracoli, sempre mitico; poi della moglie di Max, Carol Kane capace di farsi ricordare per le sue comparse storiche, tipo fantasma del Natale presente in S.O.S.Fantasmi. Altra figura singolare degna di nota, una vecchia megera che appare in sogno alla principessa, profetica e strabiliante nella sua inquietudine. Poi ultimo ma non meno importante (recentemente scomparso), il bonario tenente Colombo (Peter Falk), invidiabile nonno racconta-storie. Ogni personaggio una storia... cuciteli insieme ed otterrete la storia fantastica!
Il fantasy realizzato negli anni ottanta-novanta ha dato un senso al genere che per anni è rimasto un punto di riferimento fondamentale, sia a livello cinematografico che culturale. Molte ne sono state le pellicole rappresentative e su tutte sono due quelle che mi sono rimaste particolarmente a cuore: La storia infinita e questo. Mentre il primo non lo rivedo da molto moltissimo tempo, La storia fantastica invece, per una qualche oscura ragione, mi sono imposto di recuperarlo e vederlo. Risultato... dolcissimo amarcord, nostalgia a mille, tuffo nei ricordi. Un film che consiglierei a chiunque perché reputo la storia una delle migliori avventure fantastiche (nel vero senso della parola) che uno spettatore dovrebbe vivere, almeno una volta nella vita... Assolutamente devo poi aggiungere una postilla per le splendide musiche firmate da Mark Knopfler (Dire Straits) e Willy DeVille; eccone un assaggio:
Protagonista della fantastica avventura proprio Robin Hood in calzamaglia in persona, però vestito da Zorro. Cary Elwes in una delle sue primissime apparizioni. Lo accompagna una bellissima e giovanissima Robin Wright Penn, oggi ormai senza più il Penn (e forse nemmeno allora). Leggendarie le figure dei due compari unici e caratteristici, lo spadaccino spagnolo in cerca di vendetta (Mandy Patinkin) e il colossale gigante dalla forza bruta (André the Giant)... prima validi nemici ma poi uniti nel loro destino. Nota di merito per Billy Crystal nei panni del vecchio Max dei Miracoli, sempre mitico; poi della moglie di Max, Carol Kane capace di farsi ricordare per le sue comparse storiche, tipo fantasma del Natale presente in S.O.S.Fantasmi. Altra figura singolare degna di nota, una vecchia megera che appare in sogno alla principessa, profetica e strabiliante nella sua inquietudine. Poi ultimo ma non meno importante (recentemente scomparso), il bonario tenente Colombo (Peter Falk), invidiabile nonno racconta-storie. Ogni personaggio una storia... cuciteli insieme ed otterrete la storia fantastica!
Il fantasy realizzato negli anni ottanta-novanta ha dato un senso al genere che per anni è rimasto un punto di riferimento fondamentale, sia a livello cinematografico che culturale. Molte ne sono state le pellicole rappresentative e su tutte sono due quelle che mi sono rimaste particolarmente a cuore: La storia infinita e questo. Mentre il primo non lo rivedo da molto moltissimo tempo, La storia fantastica invece, per una qualche oscura ragione, mi sono imposto di recuperarlo e vederlo. Risultato... dolcissimo amarcord, nostalgia a mille, tuffo nei ricordi. Un film che consiglierei a chiunque perché reputo la storia una delle migliori avventure fantastiche (nel vero senso della parola) che uno spettatore dovrebbe vivere, almeno una volta nella vita... Assolutamente devo poi aggiungere una postilla per le splendide musiche firmate da Mark Knopfler (Dire Straits) e Willy DeVille; eccone un assaggio:
Storybook Love . Mark Knopfler . (testo Willy DeVille) . [link YouTube]
"Hola. Mi nombre es Iñigo Montoya. Tu as ucciso mi padre preparate a morir."
"Hola. Mi nombre es Iñigo Montoya. Tu as ucciso mi padre preparate a morir."
03 ottobre 2011
Sword in the movie: top seven
Le pellicole erano veramente tante e purtroppo sono rimaste fuori per un soffio le seguenti pellicole, che cito in ordine sparso: Il destino di un cavaliere (Heath Ledger), Robin Hood: principe dei ladri (Morgan Freeman), Dragonheart (Dennis Quaid), La sfida del samurai (Toshirō Mifune), La tigre e il dragone (Destino Verde), Excalibur (Nigel Terry), L'ultimo samurai (Tom Cruise), Star Wars (spada laser); ecco invece la mia top seven (non è una classifica di film ma di spade):
6. La storia fantastica . Mandy Patinkin Spada commissionata dal Conte Rugen ma mai pagata. Con questa Iñigo Montoya vendica la morte del padre. Viene inoltre usata per una pratica rabdomantica. |
3. Hero . Jet Li Senza nome addestrato all'arte della spada sin da giovanissimo. Racconta al Re come è riuscito ad ammazzare i più pericolosi assassini del regno. |
29 settembre 2011
Arrietty
L'immenso spazio esterno, corrotto dagli sprechi, apporta fonti vitali ad Arrietty e la sua famiglia. Lei e Shō sono di "taglie" differenti, abissale il varco dimensionale che separa le due creature. Lui, Shō, è un bambino malato di cuore, in attesa di un trapianto e ormai segnato da un carattere indelebilmente solitario. Lei, Arrietty, è un raro esemplare di piccola specie umana, molto piccola. In quanto specie rara, pochi sono i suoi simili e per l'appunto si possono conoscere (durante la breve storia) la sola madre, il padre e Spiller, ragazzo selvaggio venuto dalla foresta. Ragione questa per considerare solitaria anche la piccola Arrietty. Il contatto tra lei e Shō permette alle due creature, differenti ma per nulla separate negli animi, di trovare la solida fiducia risultato di un legame profondo.
La crudeltà umana però porta il piccolo popolo (ha portato per intere generazioni) ad emigrare verso nuovi rifugi ignoti. Studio Ghibli, Inc. Fantastico.
La crudeltà umana però porta il piccolo popolo (ha portato per intere generazioni) ad emigrare verso nuovi rifugi ignoti. Studio Ghibli, Inc. Fantastico.
28 settembre 2011
The Tempest
Il suo potere è sovrano. Suo il controllo dello spiritello Ariel (che muta la propria forma negli elementi naturali) e del selvaggio indigeno Calibano (unico vero originario dell'isola). Poi ci sono i naufraghi.
La protagonista viene adattata, per l'occasione, alla maga Helen Mirren, quando nell'opera di Shakespeare era un Prospero ed era un mago uomo. La sua figura ricalca ma soprattutto ricorda Gandalf, non da meno dell'ottimo attore quale Ian McKellen, Helen Mirren si conferma capace. Fare l'attrice è il suo mestiere e si vede. Nel ruolo della figlia riappare Felicity Jones, dopo una buonissima impressione nell'ottimo Cemetery Junction (L'ordine naturale dei sogni) di Ricky Gervais.
Movenze ed inquadrature dettate dai tempi delle battute teatrali, botta e risposta tra interlocutori con frasi poetiche. Aggiunta di qualche canzone stile musical per alleggerire la narrazione. Impegno non semplice da sostenere ma tutto sommato riuscito.
La protagonista viene adattata, per l'occasione, alla maga Helen Mirren, quando nell'opera di Shakespeare era un Prospero ed era un mago uomo. La sua figura ricalca ma soprattutto ricorda Gandalf, non da meno dell'ottimo attore quale Ian McKellen, Helen Mirren si conferma capace. Fare l'attrice è il suo mestiere e si vede. Nel ruolo della figlia riappare Felicity Jones, dopo una buonissima impressione nell'ottimo Cemetery Junction (L'ordine naturale dei sogni) di Ricky Gervais.
Movenze ed inquadrature dettate dai tempi delle battute teatrali, botta e risposta tra interlocutori con frasi poetiche. Aggiunta di qualche canzone stile musical per alleggerire la narrazione. Impegno non semplice da sostenere ma tutto sommato riuscito.
27 settembre 2011
Sunshine Cleaning
Due sorelle molto differenti nel carattere, interpretate perfettamente da Amy Adams, matura e capace di maneggiare il ruolo affidatale di madre sola con figlio, e da Emily Blunt che diverte molto nei panni dell'irresponsabile e amichevole zietta; viene inoltre esposta bene la rivalità tipica del rapporto tra sorelle. Alan Arkin, nonno in stile Little Miss Sunshine, conferma di essersi meritato la statuetta per quel ruolo, occasione per riproporlo e permettergli così di mantenere il livello di recitazione sulla stessa giusta lunghezza d'onda. Clifton Collins Jr. è l'uomo senza un braccio (che "senza medicine lui è perduto") personaggio secondario ma molto ad effetto, così come la giovane infermiera Mary Lynn Rajskub.
26 settembre 2011
Salto nel buio
Ma la navicella, che non è nel coniglio, viaggia nel corpo di Jack Putter (Martin Short). Al timone della piccola imbarcazione "spaziale" il tenente Tuck Pendleton (Dennis Quaid). Corsa contro il tempo per recuperare il microchip rubato, fare uscire il tenente e ricucire i rapporti con Lydia (Meg Ryan), tutto prima che le bombolette di ossigeno si esauriscano.
Parodia del celebre film Viaggio allucinante di Richard Fleischer dal quale, su commissione, Isaac Asimov scrisse l'omonimo romanzo, entrambi pubblicati nel 1966. Esiste anche la versione Simpson.
Splendido viaggio nel misterioso corpo umano, il vero spazio da esplorare. Effetti speciali incredibili, da ricordare la trasformazione facciale di Martin Short in una delle scene cult del film. Divertente.
Parodia del celebre film Viaggio allucinante di Richard Fleischer dal quale, su commissione, Isaac Asimov scrisse l'omonimo romanzo, entrambi pubblicati nel 1966. Esiste anche la versione Simpson.
Splendido viaggio nel misterioso corpo umano, il vero spazio da esplorare. Effetti speciali incredibili, da ricordare la trasformazione facciale di Martin Short in una delle scene cult del film. Divertente.
22 settembre 2011
Blitz
20 settembre 2011
Sukiyaki Western Django
Nel cinema sono molteplici i casi di collage tra generi, ambientazioni ibride. Eclettismo. Da intendersi però nella forma culturale, mescolamento tra elemeti discordanti, sia per collocazione geografica che per collocazione temporale, culture differenti insomma. Uno degli autori che questa qualità la raffigura per motivi differenti (numesori film dai generi più disparati) è senza dubbio Miike.
Prima di introdurre però dedico un momento allo steampunk: l'incrocio tra ambientazioni di piena rivoluzione industriale, "steam" vapore delle macchine motrici di estrazione destinate alle miniere e alla bonifica. Cozzare con abiti, atteggiamenti tipici nel voler essere futuristici e il realizzarsi quindi di gustosi paradossi temporali.
Ma questa non è una pellicola steam-punk.
Western all'italiana, già di per se è un connubio fra il western americano e la scuola italiana nei suoi elementi caratteristici, celebre la trilogia del dollaro di Sergio Leone ormai famosa in tutto il mondo.
Poi i samurai con il fascino della Katana e del Kimono. Pionieri delle avventure da eroi solitari, di molte tematiche poi riproposte nei grandi classici western.
Passiamo al film in questione, appunto omaggio a quel cinema. Seguendo la trama balzano inevitabilmente alla memoria due nomi: Baxter e Rojo. Certo il soggetto trae liberamente ispirazione, per non dire omaggia, Per un pugno di dollari (a sua volta remake de La sfida del samurai-Yōjinbō di Akira Kurosawa).
Il capo della fazione dei Rossi si fa chiamare Henry, da Shakespeare, ci si riferisce alla Guerra delle due rose, anche in quella due dinastie inglesi il Casato dei Lancaster e il Casato di York che per simbolo portavano proprio una rosa rossa e una rosa bianca, restarono in battaglia per decenni.
Per l'appunto nel paese oltre ai Rossi, rozzi e passionali come il colore suggerisce, ci sono i Bianchi, ultimi arrivati nella città, innovatori del sistema di combattimento ma non meno truci nei modi. In mezzo ci sta la locanda residuo di leggende del passato. Appare Quentin Tarantino nella prefazione e in qualche spezzone del film, impersonando un pistolero stile Clint.
Flashback realizzati con prelibatezza saturando i colori delle sequenze di immagini, effetto che porta ulteriore fascino alla pellicola.
Scena cult quella iniziale, diretta divinamente, con una fotografia strabiliante e una scenografia che almeno in questo spezzone merita di essere ricordata; poi da segnalare assolutamente la sequenza di ballo della "folle" donna, con accompagnamento di strumenti musicali unici. La controversa figura dello sceriffo, degna di nota. Nel complesso omaggio all'Italia, vari riferimenti al film di Sergio Corbucci Django, soprattutto nelle fasi conclusive della storia.
Passo intermediario del regista tra il truculento Ichi the Killer e il kurosawiano 13 assassini.
Prima di introdurre però dedico un momento allo steampunk: l'incrocio tra ambientazioni di piena rivoluzione industriale, "steam" vapore delle macchine motrici di estrazione destinate alle miniere e alla bonifica. Cozzare con abiti, atteggiamenti tipici nel voler essere futuristici e il realizzarsi quindi di gustosi paradossi temporali.
Ma questa non è una pellicola steam-punk.
Western all'italiana, già di per se è un connubio fra il western americano e la scuola italiana nei suoi elementi caratteristici, celebre la trilogia del dollaro di Sergio Leone ormai famosa in tutto il mondo.
Poi i samurai con il fascino della Katana e del Kimono. Pionieri delle avventure da eroi solitari, di molte tematiche poi riproposte nei grandi classici western.
Passiamo al film in questione, appunto omaggio a quel cinema. Seguendo la trama balzano inevitabilmente alla memoria due nomi: Baxter e Rojo. Certo il soggetto trae liberamente ispirazione, per non dire omaggia, Per un pugno di dollari (a sua volta remake de La sfida del samurai-Yōjinbō di Akira Kurosawa).
Il capo della fazione dei Rossi si fa chiamare Henry, da Shakespeare, ci si riferisce alla Guerra delle due rose, anche in quella due dinastie inglesi il Casato dei Lancaster e il Casato di York che per simbolo portavano proprio una rosa rossa e una rosa bianca, restarono in battaglia per decenni.
Per l'appunto nel paese oltre ai Rossi, rozzi e passionali come il colore suggerisce, ci sono i Bianchi, ultimi arrivati nella città, innovatori del sistema di combattimento ma non meno truci nei modi. In mezzo ci sta la locanda residuo di leggende del passato. Appare Quentin Tarantino nella prefazione e in qualche spezzone del film, impersonando un pistolero stile Clint.
Flashback realizzati con prelibatezza saturando i colori delle sequenze di immagini, effetto che porta ulteriore fascino alla pellicola.
Scena cult quella iniziale, diretta divinamente, con una fotografia strabiliante e una scenografia che almeno in questo spezzone merita di essere ricordata; poi da segnalare assolutamente la sequenza di ballo della "folle" donna, con accompagnamento di strumenti musicali unici. La controversa figura dello sceriffo, degna di nota. Nel complesso omaggio all'Italia, vari riferimenti al film di Sergio Corbucci Django, soprattutto nelle fasi conclusive della storia.
Passo intermediario del regista tra il truculento Ichi the Killer e il kurosawiano 13 assassini.
19 settembre 2011
I tre dell'operazione Drago
14 settembre 2011
Sugarland Express
Poi abbandonata questa prima vettura il resto della storia si svolge nell'auto del poliziotto Maxwell. Primo lavoro di Spielberg destinato alla distribuzione nelle sale, dopo varie prove riuscite tra film TV e cortometraggi. Come in altre sue opere anche in questa si punta molto sull'umorismo, per esempio la figura paradossale riscontrabile in quella coda interminabile di vetture della polizia ferme alla stazione di servizio, per non parlare delle scene di incidenti sequenziali tra le stesse, riprese poi in innumerevoli film (tra i quali Blues Brothers). Giovanissima Goldie Hawn agli albori di una carriera segnata da personaggi simpatici e molto simili a questa prima figura. La storia è tratta da fatti realmente accaduti e inoltre la pellicola vinse il premio alla miglior sceneggiatura alla 27ª edizione del Festival di Cannes.
13 settembre 2011
Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto
11 settembre 2011
Paranoia Agent
In seguito, nelle settimane successive, si registrano diversi casi di aggressione e ognuna delle persone implicate afferma di essere stata aggredita da un ragazzo armato di mazza da baseball. Le indagini conducono verso un bambino che all'apparenza porta gli stessi abiti del trasgressore, ma che in seguito verrà scagionato, perchè.... vedere per credere!
Questo è un anime articolato su 13 episodi della durata di 24 minuti ciascuno e in ogni episodio viene introdotto un nuovo caso di aggressione. Filo conduttore sono gli agenti incaricati di investigare sul caso. Il tutto viene dipinto da una bellissima tinta degna del miglior thriller, memorabile. Ottimo prodotto dalle connotazioni psicologiche-psicoanalitiche rimaneggiate in un presupposto di analisi dei problemi e dei disagi dell'animo umano.
Questo è un anime articolato su 13 episodi della durata di 24 minuti ciascuno e in ogni episodio viene introdotto un nuovo caso di aggressione. Filo conduttore sono gli agenti incaricati di investigare sul caso. Il tutto viene dipinto da una bellissima tinta degna del miglior thriller, memorabile. Ottimo prodotto dalle connotazioni psicologiche-psicoanalitiche rimaneggiate in un presupposto di analisi dei problemi e dei disagi dell'animo umano.
10 settembre 2011
Detective Story
09 settembre 2011
Tampopo
regia. Jûzô Itami sceneggiatura. Jûzô Itami anno. 1985 genere. Commedia, Grottesco cast. Nobuko Miyamoto, Tsutomu Yamazaki, Ken Watanabe, Kôji Yakusho | Per imparare l'arte del ramen la buona Tampopo, proprietaria di un piccolo ristorante, si sottopone agli insegnamenti del camionista "cowboy" Goro. Dalla ricerca della migliore zuppa, alle migliori tecniche per le tagliatelle. Fino al raggiungimento di un proprio stile. Ode al ramen. |
06 settembre 2011
Ninja Scroll
03 settembre 2011
Yattaman - Il film
regia. Takashi Miike sceneggiatura. Masashi Sogo soggetto. Tatsuo Yoshida anno. 2009 genere. Commedia, Azione cast. Sho Sakurai, Saki Fukuda, Kyoko Fukada, Katsuhisa Namase, Kendô Kobayashi |
"Sopra i grattacieli o nel deserto va, la sua strana macchina il nemico troverà, e guerra di bottoni ricomincerà, ma Yattaman corsaro ben difenderà quell'oro" Yattaman - Sigla (1983) |
02 settembre 2011
13 assassini
01 settembre 2011
Give 'Em Hell, Malone
30 agosto 2011
The Last Station
26 agosto 2011
Rock Star
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