| regia. Takashi Miike
sceneggiatura. Masa Nakamura, Takashi Miike
soggetto. Masa Nakamura
anno. 2007
genere. Western
cast. Hideaki Ito, Kaori Momoi, Koichi Sato, Yusuke Iseya, Masanobu Ando, Teruyuki Kagawa, Quentin Tarantino | Due fazioni in guerra tra loro, il guerriero solitario nel mezzo. Una donna contesa tra le parti, il figlio e la misteriosa nonna. La rivalità fra gli Heike e i Genji è storia antica, Ringo davanti ad un piatto di sukiyaki ce ne raccontò all'inizio. |
Nel cinema sono molteplici i casi di collage tra generi, ambientazioni ibride. Eclettismo. Da intendersi però nella forma culturale, mescolamento tra elemeti discordanti, sia per collocazione geografica che per collocazione temporale, culture differenti insomma. Uno degli autori che questa qualità la raffigura per motivi differenti (numesori film dai generi più disparati) è senza dubbio Miike.
Prima di introdurre però dedico un momento allo steampunk: l'incrocio tra ambientazioni di piena rivoluzione industriale, "steam" vapore delle macchine motrici di estrazione destinate alle miniere e alla bonifica. Cozzare con abiti, atteggiamenti tipici nel voler essere futuristici e il realizzarsi quindi di gustosi paradossi temporali.
Ma questa non è una pellicola steam-punk.
Western all'italiana, già di per se è un connubio fra il western americano e la scuola italiana nei suoi elementi caratteristici, celebre la trilogia del dollaro di Sergio Leone ormai famosa in tutto il mondo.
Poi i samurai con il fascino della Katana e del Kimono. Pionieri delle avventure da eroi solitari, di molte tematiche poi riproposte nei grandi classici western.
Passiamo al film in questione, appunto omaggio a quel cinema. Seguendo la trama balzano inevitabilmente alla memoria due nomi: Baxter e Rojo. Certo il soggetto trae liberamente ispirazione, per non dire omaggia, Per un pugno di dollari (a sua volta remake de La sfida del samurai-Yōjinbō di Akira Kurosawa).
Il capo della fazione dei Rossi si fa chiamare Henry, da Shakespeare, ci si riferisce alla Guerra delle due rose, anche in quella due dinastie inglesi il Casato dei Lancaster e il Casato di York che per simbolo portavano proprio una rosa rossa e una rosa bianca, restarono in battaglia per decenni.
Per l'appunto nel paese oltre ai Rossi, rozzi e passionali come il colore suggerisce, ci sono i Bianchi, ultimi arrivati nella città, innovatori del sistema di combattimento ma non meno truci nei modi. In mezzo ci sta la locanda residuo di leggende del passato. Appare Quentin Tarantino nella prefazione e in qualche spezzone del film, impersonando un pistolero stile Clint.
Flashback realizzati con prelibatezza saturando i colori delle sequenze di immagini, effetto che porta ulteriore fascino alla pellicola.
Scena cult quella iniziale, diretta divinamente, con una fotografia strabiliante e una scenografia che almeno in questo spezzone merita di essere ricordata; poi da segnalare assolutamente la sequenza di ballo della "folle" donna, con accompagnamento di strumenti musicali unici. La controversa figura dello sceriffo, degna di nota. Nel complesso omaggio all'Italia, vari riferimenti al film di Sergio Corbucci Django, soprattutto nelle fasi conclusive della storia.
Passo intermediario del regista tra il truculento Ichi the Killer e il kurosawiano 13 assassini.