13 dicembre 2011

Cinque pezzi facili

regia. Bob Rafelson
sceneggiatura. Bob Rafelson, Adrien Joyce
soggetto. Adrien Joyce
anno. 1970
genere. Drammatico
cast. Jack Nicholson, Karen Black, Susan Anspach, Lois Smith, Ralph Waite, Billy 'Green' Bush, Irene Dailey
Vive il presente, Bobby, senza troppi pensieri, tra lavoro, fidanzata e serate con amici al bowling. Ma il suo stare cade sempre in un modo infelice, tutto scade e sale l'oppressione. Informato dalla sorella circa le condizioni di salute precarie del padre, ne approfitta per mettersi in viaggio.
Robert Dupea è tutto in quello che ci viene mostrato, scopriremo con lo svolgere della storia il suo talento al pianoforte, ma a renderlo unico rimane il suo carattere impulsivo. La prima parte di film presenta la vita quotidiana, logorante e faticosa, tra lavoro e piccoli svaghi. Circostanze che si ripetono, continue liti con la compagna sempliciotta Rayette Dipesto, tra capricci e dispetti che diventano una consuetudine. Bobby tratta proprio male la povera Dipesto, chiaramente lui viene irritato dalla figura di lei, eppure allo stesso tempo ne resta incollato, non è la solitudine quello che vuole. Non cerca proprio niente, in effetti.

"Lo sai che se non aprissi bocca il nostro rapporto sarebbe perfetto?"

Poi la parte road movie, direzione un passato remoto lasciatosi alle spalle. Ma è un viaggio verso il cambiamento, non tanto personale, quanto il "cambiare aria". Il protagonista parte ma non riesce a lasciare la fragile compagna Rayette, la quale vede nella sua partenza solo una scusa per abbandonarla.
Durante il viaggio sono peculiari le nevrosi dei passeggeri occasionali, due autostoppiste salite in macchina con Bobby e Rayette, e da ricordare in particolare le paranoie della figura maggiore tra le due donne, spinta in Alaska per sfuggire dalle "sporcizie dell'uomo"; sequenze di continui primi piani per registrarne ed enfatizzarne gli sfoghi e le ossessioni. Magistrale.
Ulteriore scena cult quella alla tavola calda, in cui assistiamo alla sfuriata del ciclopico Jack Nicholson, in una delle scene che più caratterizza la sua immensa dote recitativa. Per ordinare una omelette con pomodoro, una tazza di caffè e una fetta di pane tostato si dovono comprare due menù fissi, rigide regole del locale, senza poter prendere solo il necessario, niente sostituzioni, nessuna misera fetta di pane tostato aggiuntiva. Segue sarcasmo e sfuriata epocale, da cineteca.



Un attore giovane, non ancora star indiscussa consacrata in campo internazionale, dopo l'interpretazione in questa pellcola si guadagna la sua prima nomination agli oscar come miglior attore protagonista. Il trampolino di lancio sicuramente deve essere rintracciato dalle parti di un altro ruolo in un film precedente, Easy Rider, un personaggio ribelle che ha permesso a Nicholson di diventare Jack Nicholson. Che non sia il carattere, ma qualcosa di altro, i suoi ruoli sono sempre particolari e, forse, è proprio lui a renderli tali. L'attore per definizione, uno dei miei preferiti.

La terza parte si svolge nella casa di famiglia, tutti musicisti (tre pianoforti in tutta la casa) cresciuti nel benessere economico. Di un certo rango sociale. La sorpresa del ritorno a casa, quello stato di cambiamento e novità, presto svanisce lasciando spazio alla noia e a nuova routine, ricadendo nello stato di infelicità che sempre cerca di scacciare. Quella era una realtà opprimente in passato, abbandonata molto tempo addietro, e dopo quasi tre settimane di permanenza, pone fine alla sua visita. Quella visita era stata prolungata dalla relazione fugace con la fidanzata del fratello, e quando viene respinto definitivamente, nulla lo trattiene più in quella villa sperduta.

"I move around a lot, not because I'm looking for anything really, but 'cause I'm getting away from things that get bad if I stay."

Continua fuga, spostarsi senza nessun obbiettivo senza cercare niente, una vita sbagliata. Da una spiegazione che Bobby dà al padre catatonico riguardo alla propria situazione, la descrive esattamente come un allontanarsi "dalle cose che vanno a male". Abbandonare per ricominciare.
C-a-p-o-l-a-v-o-r-o.

9 commenti:

  1. Un bellissimo film, un vero e proprio cult del Cinema autoriale americano.
    Forse oggi può sembrare un pò datato, eppure non ha perso nulla della sua potenza.

    Niente male la nuova grafica!

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  2. Nicholson-Rafelson un'accoppiata eccezionale, un film davvero potente. Bellissimo e soprattutto di un grande genere di Cinema che amo.

    Grazie per l'apprezzamento alla grafica!

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  3. Film grandioso! Nicholson semplicemente perfetto, col suo continuo ribellarsi ad un qualcosa di indefinito...
    E la scena della tavola calda è indimenticabile! :D


    Mi unisco ai complimenti per la grafica.

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  4. Jack Nicholson perfetto, un'interpretazione che si gusta con piacere, nel ruolo fino al midollo :)
    Grandioso film e fantastica la scena della tavola calda!

    Grazie anche a te per i complimenti alla grafica.

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  5. Ebbene si, in un tempo lontano l'ho visto pure io dato che è uno dei film preferiti da mio padre. Un classicone.Grande Nicholson. Complimenti nuova grafica!

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  6. Caspita, stimo molto tuo padre per gli ottimi gusti, un film enorme. Poi un classicone con Nicholson vale il doppio, secondo me.
    Grazie per i complimenti!

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  7. Un film che mi fa venire ancora la pelle d'oca...
    Un Nicholson, poi, ancora misurato, mentre da "Shining" in poi (secondo me) ha in un certo senso rifatto sè stesso; beninteso, con una classe straordinaria.
    "Qualcosa è cambiato", per es., è vera arte, grande cinema.
    Tornando a "Cinque pezzi facili", penso di non aver mai visto un film che abbia saputo rappresentare il disagio, anzi il grande dolore di un uomo in modo così essenziale eppure non schematico o caricaturale.
    Il chiarimento che cerca d'avere con la donna del fratello, Catherine (grande attrice anche la Anspach) le parole appunto di C. esprimono il disagio di tutta una generazione.
    Che forse non è passato.
    Mah, bando alle malinconie... complimenti per il pezzo e per il blog!

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    1. grazie per il bel commento, Riccardo!
      L'uomo che Nicholson riesce a rappresentare fa venire i brividi, proprio per quanto sembri reale. E ogni personaggio lascia un'impronta sullo spettatore.
      Ancora adesso a distanza di tempo dall'ultima visione, ripensando al discorso con il padre a fine pellicola, rimango senza parole.

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