29 settembre 2012

Hara-Kiri: Death of a Samurai


Peter Jackson ha trovato la location che riesce a fargli esprimere tutto il suo potenziale. La sua location. Nelle sue terre evoca l'universo fantasy di Arda come se ci avesse sempre vissuto. Il Giappone feudale è l'Arda di Takashi Miike. In quel contesto storico si gira e rigira come meglio crede, dando pieno sfogo alla sua inventiva.

Così come era successo con 13 assassini, anche con questo Ichimei viene rispolverato un vecchio lungometraggio degli anni '60, rivitalizzandolo con una linfa carica di miglioramenti. Il tocco di colore, tinte marcate e accese, cattura l'attenzione degli occhi. Il suono lieve e quasi impercettibile enfatizza i passaggi cruciali: i taiko che da lontano annunciano la verità del dramma in corso: tutto vero, sta succedendo.


Il genere di film che abbiamo di fronte combina i costumi e le tradizioni tipiche del Jidai-geki con le forti emozioni proprie del film drammatico. Il "drama" esplora il conflitto caratteriale dei personaggi attraverso dialoghi (il silenzio fa parte del dialogo) e con pochi momenti di vera azione, ma anche in quelli regna la teatralità dei movimenti, modellando una forma cinematografica di pièce teatrale. L'umanità delle persone viene posta in primissimo piano, privando l'onore del samurai di ogni valore e senso logico, tanto da farmi considerare l'intero prodotto una stupenda opera umanista, in cui la dignità della persona viene scaraventata in faccia allo spettatore.

Le difficoltà economiche affrontate dai protagonisti rendono questa storia molto attuale, per il periodo di crisi che stiamo vivendo nei nostri giorni. Da questo aspetto e anche per il lato umano, richiama un film visto recentemente Win Win di Thomas McCarthy. Per il connubio tra i generi Jidai Geki e dramma, invece bisogna assolutamente citare The Twilight Samurai di Yôji Yamada.

Siamo nel 1634, anno 11 dell'era Kan'ei. Un samurai di nome Hanshiro Tsugumo chiede udienza presso la dimora di un nobile signore locale, con la precisa richiesta di ottenere una fine degna, onorando il rito, facendo seppuku nel cortile d'ingresso nella casa del clan. Qui gli viene detto di un ronin di nome Chijiiwa Motome che si presentò da loro per lo stesso motivo. E incomincia il racconto.
"Io sarei pazzo?
Io, semplicemente, vivevo.
Aspettando la primavera."

27 settembre 2012

The Five-Year Engagement


La storia dei five-year engagement tra Tom e Violet. Il matrimonio viene rinviato sempre a causa di qualche eclatante imprevisto. E se all'inizio la fatidica data sembrava imminente, con il passare degli anni diventa sempre più un miraggio. Il contorno di questa relazione portante è composto dalla professione come chef di Tom e dal dottorato in Psicologia Sociale di Violet. Come dessert invece, una scatola di vecchie ciambelle.

Filmone. Una grande pellicola che può vantare una sceneggiatura scritta nientepopodimeno che dalla coppia d'oro Jason Segel & Nicholas Stoller. Non che le pellicole possano vantarsi, in genere si spera che non lo facciano. Ma questa decisamente potrebbe farlo... se fosse uomo, ché vantarsi è una prerogativa loro, decisamente potrebbe farlo. Si sviluppa ordinatamente in un arco temporale abbondante, che vede momenti tesi (in cui bisogna prestare massima attenzione) e momenti di totale distensione (in cui si ride a crepapelle), ed evolvendo sempre più in una pellicola di grande spessore. In breve risulta profonda e divertente. Praticamente ho riso dall'inizio alla fine, anche quando non c'era da ridere, molto sulle mie corde.

Attori principali: impossibile non parlare di loro due. Due stramaledetti geni. Emily Blunt e Jason Segel. Sebbene Emily Blunt non venga ampiamente impiegata in commedie, il suo potenziale nel genere risulta essere veramente enorme, un'attrice che sa essere veramente divertente. È britannica, dopotutto. Anche nei drammoni, la sua vena comica mi colpisce sempre... Il grande Jason Segel non ha bisogno di presentazioni, gigante come sempre. In tutti i film ci dovrebbe essere Jason Segel come protagonista...

Attori secondari: non che sia fondamentale saperlo, sempre che ve ne freghi qualcosa obviously e non voglio rovinare la sorpresa qualora vi imporasse quindi potete pure non leggere il seguito, sono presenti due miei personaggi cult. Chris "fratello Abbott" Pratt, della serie che probabilmente solo io seguivo, Everwood; l'altro il per sempre cazzone Spike di Notting Hill, Rhys Ifans. Ci tenevo a evidenziare la loro presenza.


Visto grazie alla segnalazione tempestiva de Il Cinema Spiccio di Frank Manila.
Da domani nei migliori cinema!

26 settembre 2012

La leggenda del cacciatore di vampiri


Che Abraham Lincoln fosse un cacciatore di vampiri si poteva anche immaginare. Era una notizia che aleggiava nell'aria già da tempo. Ma che fosse anche un dongiovanni non c'era proprio da aspettarselo... Torniamo alla storia, quella che inspiegabilmente non viene menzionata nei libri. L'America è un paese di mondo e lo è sempre stato, pure nel 1850s. Varie etnie in contatto grazie alle rotte commerciali: europee, sud-africane, sud-americane, orientali e vampiri. Abe uccide i vampiri. E lo fa con l'ascia. Personalmente lo facevo più un tipo da balestra, by the way.

Ma veniamo al tema scottante. Perché un presidente tutto pieno di discorsi come lui, ce l'ha tanto con queste povere creature? Gli hanno forse ucciso la madre? Questa discriminazione nei loro confronti da parte del presidente che disse basta alla schiavitù, è a dir poco intollerabile. Perché loro non possono stare sullo stesso piano di un comune mortale? Solo perchè mangiano le persone? O perchè succhiano il sangue? Beh se è per queste ultime due cose, chi siamo noi per giudicarli?

Devo dire di essere stato tratto in inganno dal titolo originale Abraham Lincoln: Vampire Hunter, perché mi ha ricordato questo titolo qui. Ed è stata la principale causa che mi ha spinto a recuperare questa pellicola. Se cercavate una vera recensione, mi dispiace che non l'abbiate trovata tra queste righe, ma non tutto può essere detto...

24 settembre 2012

Win Win


Il lavoro, i soldi... non sta andando granché bene per l'avvocato Mike Flaherty. E la sua squadra di wrestling scolastica, che allena nel tempo libero, non ha vinto nemmeno una gara. Con una mossa azzardata si fa nominare tutore del vecchio Leo, per ricevere un assegno mensile di 1500 verdoni. Ma le cose si complicano e la sua vita, e quella della sua famiglia, si intreccia con quella del giovane nipote di Leo, Kyle, scappato di casa.

Il vero protagonista della storia non è tanto Mike, o qualche componente della sua famiglia, ne tanto meno il povero e inquietante Leo ("Super spooky"), ma è questo strano ragazzino che piomba nelle loro vite. Kyle con il suo essere silenzioso, il suo chiamare tutte le persone per nome, il fumare, i tatuaggi, l'arrangiarsi con i propri soldi, sembra essere più maturo di quanto l'età anagrafica possa suggerire. In buona parte la spiegazione deve essere ricercata nell'ambiente in cui è cresciuto, alla madre tossicodipendente e al patrigno violento.
"Kid is so freaking cool"

Il sincero legame che viene a crearsi tra il giovane e il nuovo nucleo familiare che lo ospita temporaneamente, porta in superficie aspetti caratteriali tipici, ma poco sfruttati dalle persone. La solidarietà mostrata nei confronti di Kyle, certo in un primo momento dovuta più al senso di colpa di Mike e poi al profitto sportivo, diventa molto molto di più, tramutando in affetto vero. Il sostegno materno che la vera madre non gli ha presumibilmente mai dato, riesce a trovarlo nella moglie di Mike, sempre pronta a confortare: "Hey. We all do stupid things. But the good news is you got another chance. And you're kicking butt. That's the way to do it.". Perfino il gesto disperato di Mike non riesce, alla lunga, a rompere questa alchimia formatasi tra loro. Ottima l'idea di inserire il divertente dude Terry (Bobby Cannavale) e il vice-coach Vig (Jeffrey Tambor) per alleggerire la narrazione e spezzare con piacevoli battute la linea drammatica della storia. Viva Stemler!!!!

Paul Giamatti è un attore straordinario. Di solito lo dico per centinaia di altri attori ma lui lo è particolarmente. Nella sua carriera ha ricoperto ruoli parecchio differenti tra loro, sa trasformarsi ed essere sempre l'interprete migliore. Finora non mi è ancora capitato di rimaner deluso da una sua rappresentazione, nemmeno quando veste i panni del "cattivo". Perfetto.

22 settembre 2012

The Tall Man


C'era una volta un videogioco chiamato Silent Hill, avanti anni luce rispetto ogni film horror. Tirandone via la vena horror, le atmosfere agghiaccianti e le ambientazioni stile Stati di allucinazione, e ancora mantenendone un livello al 10% di thriller e aggiungendo un paio di cucchiaiate di colpi di scena... il signor regista e sceneggiatore Pascal Laugier ha creato The Tall Man.

La prima parte del film mi ha fatto discretamente innervosire: apparentemente tutto così scontato ma che poi ci sono i colpi di scena, quindi si aggiustano le carenze di sceneggiatura... ennò!!! Cazzo alcune scene sono intollerabili, a pelle non le ho rette. Ma cose semplici tipo SPOILER quando Julia Denning (Jessica Biel) apre la portiera del furgone e le salta addosso il cagnaccio sbavoso facendola cadere a terra FINE SPOILER, dai ma per favore! (e potrei continuare con altre scene innocue che mi hanno fatto saltare i nervi. Pochi film ci riescono).

Unica cosa che salvo è il tenente, credo dell' FBI, inquadrato in quattro scene e che perciò non viene sciolto nella melma acida come la stragrande maggioranza dei personaggi. Grazie, altrimenti non finivo neanche la visione.

Anche i "cambi di frontiera", come cerotti per tenere insieme spezzoni di storia sparsi e persi in giro, non mi sono piaciuti. Laugier non è riuscito a stare dietro ai troppi ribaltamenti. La seconda parte è stato un mio continuo mostrare gli occhi al cielo e quando finalmente è stata data "la spiegazione", il film mi è stato definitivamente sui coglioni. Va contro la mia ragione poter accettare una morale di questo tipo. No, io non ci sto! E per di più, basta con 'sto cazzo di moralismo nei film dell'orrore (anche se questo non è un horror). Scusate lo sfogo.

21 settembre 2012

The Bourne Legacy


Prima cosa. Premetto di non essere un fan della serie "The Bourne...". Non sono mai riuscito a farmi piacere Matt Damon in quel ruolo simil-action. E per ciò ho visto solo spezzoni sparsi del primo, "The Bourne #1", e qualche cosa mi ricordo dal "The Bourne #3". Quindi non parto prevenuto nella visione di questo quarto capitolo della fortunata serie.
Me ne frega proprio una mazza. Totale indifferenza.

Seconda cosa, vedo molto meglio nel ruolo questo nuovo volto Hollywoodiano, presente ormai in ogni film. Dappertutto. Ti giri e ti becchi Jeremy Renner, metaforicamente sciocchi. Come l'altro giorno che vedevo un trailer sulla versione piena di streghe di Hansel & Gretel, e mi sono subito detto che caspita dovevo vederlo... e il protagonista di quel "Hansel and Gretel: Witch Hunters" non era altri che Jeremy Renner!! E mi sta anche simpatico, tutto sommato mi piace (riflessione abbastanza profonda).

Locandina ufficiale: e anche lì c'è Jeremy Renner. Il primo un alternative poster, altri in questo sito.

Terza cosa questo film mi ha divertito, un po' lento a decollare ma piacevole. "The Bourne #4" è sviluppato sulla falsa riga di State of Play, me lo ha ricordato tantissimo e difatti dopo lunghe e faticose ricerche qui, ho scoperto che il signor sceneggiatore è lo stesso... ma vaffa*****. Questo tipo di film viene bistrattato ma serve; se non vuoi un action action ma un action diluito, senza ghiaccio, solo questo tipo di film te lo può offrire. Anzi solo Tony Gilroy. Non troppo estremo e potrebbe piacere ai più. Cioè ok, pieno e divertente, con tanti attoroni.

Quarta cosa, Voto: *

* I voti mi hanno stancato, d'ora in poi ci sarà un sistema binario thumbs-up or thumbs-down. Piaciuto, non piaciuto, Consigliato, non consigliato. Più intuitivo e diretto. Aloha!

Variazione: il sistema binario!


Stan says: "Il sistema numerico decimale usato per attribuire il voto crea fondamentalmente un grosso problema: l'indecisione! Ti trovi indeciso su quale dei ben dieci numeri devi scegliere. La maggior parte delle volte poi ti ritrovi a dover decidere tra due voti (tipo tra il sei e il sette o tra l'otto e il nove), così alla fine opti per la mezzeria (il ",5"). Ma con ciò non fai altro che duplicare il numero di cifre da scegliere, rendendo ancora più ampia l'indecisione..."

Ma fuck! perciò ho deciso di abbandonare definitivamente la votazione, senza dover passare minuti e minuti a pensare a un fottutissimo numero e finalmente guadagnando prezioso tempo da spendere guardando il muro! Ed ecco cosa adotterò, un sistema binario thumbs-up or thumbs-down. Piaciuto, non piaciuto, Consigliato, non consigliato. Più intuitivo e diretto. Aloha!



p.s.: non è una votazione. Non è una questione di solo nero o solo bianco. Lo vedete da voi, sono verdi e rossi...

20 settembre 2012

Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi


Quando ero piccolo andavo in fissa per due film in particolare: Bigfoot e i suoi amici e Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi. Tralasciamo per il momento i buoni gusti che avevo e focalizziamoci invece sul secondo titolo (il primo non ho ancora avuto il coraggio di rivederlo). Ricordo che qualcuno aveva la videocassetta e speravo sempre che la mettesse su (mettere su una cassetta era un'espressione tipica dei terrestri ai tempi del videoregistratore), mi piaceva troppo. Ogni volta che passava in TiVù credevo sempre di più nella bontà di Gesù. (sto gonfiando un po' troppo, l'ultima frase è stata scritta solo perché in rima e dal suono grazioso. Quanto detto corrisponde a verità per un abbondante 60%. Oggi questi due film rappresentano i miei cult da piccino, domani saranno sicuramente altri due e dopodomani ancora chi potrà mai dirlo... forse saranno tre)

È una commedia fantascientifica. Un gradino più in basso di Ghostbusters o Balle spaziali ma che si piazza tranquilla tranquilla sullo stesso piano del co-tematico Salto nel buio. Un genere non molto diffuso e che andrebbe preso in considerazione maggiormente. Dai, fantascienza umoristica è vita! Forse proprio da questo film è nata la mia passione per il genere.


Si dice che l'età del protagonista di una storia determini la fascia di pubblico verso la quale è indirizzata l'opera. In questo caso il titolo ci viene incontro, maggiormente quello originale Honey, I Shrunk the Kids, e ci aggiungo che sono due coppie: i bambini rivali under-ten-years-old, uno l'opposto dell'altro; e i due ragazzi teen, che quasi non si sono mai parlati pur essendo vicini di casa. Completano le due coppie di genitori (e qui i numeri diventano vertiginosi, troppi doppi-coppie-due-paia) dei protagonisti. Siccome mi sono spiegato da schifo, riprovo cercando di essere più chiaro. Una sorella maggiore e il fratellino secchione, della famiglia Szalinski; un fratello maggiore e il fratellino tabbozzo, della famiglia Thompson. Più i rispettivi genitori: Mr. Szalinski scienziato, Mr. Thompson super-sportivo-pescatore-camperista. Vicini di casa.

Wayne Szalinski, nonché Rick Moranis,
nonché quinto ghostbuster
L'incredibile piano americano dei ragazzi,
Avventura Giardino!

Dire che il film mi è stra-piaciuto, rivedendolo ora, mi dovrebbe far preoccupare e invece me ne sbatto altamente: ancora adesso ADORO questo cazzo di film. Probabilmente sono i residui di un lavaggio mentale ormai dileguato. Le sensazioni che affiorano per cantare le loro lodi. Insomma, questo Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi ha la "facoltà di richiamare alla memoria cose vedute o apprese" nel sottoscritto. E personalmente, avendo vissuto a stretto contatto con un giardino simile con tanti insetti e bestie multiformi volanti colorate, ai tempi delle prime visioni non guardai più le formiche allo stesso modo. Grazie formichina. So long, and thanks for all the fish!

18 settembre 2012

Great Jones Street

"What is U.S. Guv? It’s a bunch of rich men playing golf. It’s big business, big army and big government all visiting each other in company planes for the sole purposes of playing golf and talking money"

"Evil is movement towards void."


Bucky Wunderlick è il protagonista di questo libro. Rockstar in crisi esistenziale senza più la passione per il mestiere, che non sente più la necessità di esibirsi di fronte al pubblico. E decide di smettere di suonare. Si ritira nell'appartamento di Great Jones Street, New York. In cerca di qualcosa di indefinito o semplicemente della solitudine indispensabile per capire se stesso, con il vantaggio di poter spezzare le comunicazioni con il mondo esterno. Ma la macchina del business è avviata da tempo ormai, e non può essere interrotta così su due piedi, i produttori fremono. Poi entra in scena la stramba Happy Valley Farm Commune.

Ritratto critico di questo pazzo mondo assurdo. Solo I Simpson riescono a raccontare l'America, attraverso la semplicità di quegli omini gialli, così limpidamente, facendo trapelare un sacco di verità. La satira che esibisce le contraddizioni del sistema e propone una versione alternativa di esistenza. Il libro di Don DeLillo per me esprime simpsonismo al 100%. C'è una questione di date da tenere in conto, visto che questo volume è stato pubblicato nel 1973 e la famiglia Simpson ha fatto la sua prima apparizione solo negli anni ottanta.
Continuando con gli sbalzi temporali passo negli anni novanta a Chuck Palahniuk, altro autore che riesce a raccontare, con acidità, la cruda realtà che circonda un personaggio, criticando la società moderna. La setta che insegue la nostra rockstar mi ha ricordato quella religiosa di Survivor. Tutto fuori dal tempo, Great Jones Street, e contemporaneamente collegato ai The 1970s, la cultura musicale degli anni d'oro. La solitudine e la totale immersione nella collettività. Scrittura corposa e spoglia. Questi sono gli elementi contraddittori presenti nel testo esplosivo. Tra le varie copertine ho scelto la cover minimalista della serie pubblicata da Picador nel 2011.

"Non c'è niente di più noioso al mondo di una persona che ha viaggiato molto. [...] Le persone che viaggiano molto a un certo punto finiscono per perdere l'anima. E queste anime vagano sperdute nella fascia d'ozono. Vengono emesse dai Jet insieme a sostanze chimiche di conclamata tossicità. Intorno alla terra c'è una fascia di anime perse. I viaggiatori sanno parlare solo di viaggi. Prima, durante e dopo." (pag. 60)

16 settembre 2012

Brave

"Where dark woods hide secrets, and mountains are fierce and bold. Deep waters hold reflections of times lost long ago. I will heed every story, take hold of my own dream. Be as strong as the seas are stormy and proud as an eagle's scream. I will ride, I will fly. Chase the wind and touch the sky. I will fly, chase the wind and touch the sky."


The Bear and the Bow
L'orso e l'arco, presenti nel titolo provvisorio pensato per questo Pixar, potrebbero essere considerati erroneamente i protagonisti morali della storia. Bensì sono solo degli ingredienti, insieme alle barbe rigogliose, ai tavoli di legno e ai fuochi fatui. Perchè i veri protagonisti della pellicola, sono i capelli rossi e ricci della principessa Merida. Essi sono stati curati meticolosamente, credo che quelli dello studio californiano abbiano realizzato in CGI ogni capello singolarmente, curandone luce forma e movimento. AWESOME!!!

Poi, si, vabbè, vengono Merida, la madre e gli altri personaggi. E la storia. Ma prima i capelli, non scordiamo! Allora, ci troviamo nelle Highlands scozzesi, nel regno DunBroch del Re Fergus e della Regina Elinor. I due hanno quattro figli: tre piccoletti (praticamente anonimi) e la sorella maggiore, già citata, Merida. Non so da che parte della storia cominciare così dico... Un bel giorno Merida deve scegliere un marito tra la vasta gamma offertale dall'epoca, ovvero tra i primogeniti di Lord MacGuffin, Lord MacIntosh o Lord Dingwall. Disgustata da questa costrizione cerca di ribellarsi alla tradizione. Dapprima cercando di vincere la sua stessa mano al tiro con l'arco (essa è un grande tiratrice con l'arco - titolo provvisorio, ricordate il titolo provvisorio!!!-), segue fervente litigio con la madre, poi percorrendo la strada facile della stregoneria. Chiede ad una strega di poter cambiare il suo destino.

Ma strega = furbizia, furbizia = inganno, inganno = bocca asciutta. E fondamentalmente magia = maledizione. Ricordate che se mai lungo il vostro cammino incontriate per caso una strega e il vostro morale non sia propriamente dei migliori, per via di un matrimonio forzato o di un duro litigio, applicate la classica tecnica del "oddio ma che ore si sono fatte, ho lasciato il gatto sul fuoco e devo dare da mangiare alla pentola... le tre! devo proprio andare".

SPOILER - La madre, severa e diligente che negli anni ha inculcato alla figlia una rigida educazione, diventa un orso, rozzo e fetido. Accortasi dell'ENORME errore, "A witch turned mom into a bear. It's not my fault ", Merida rimane vicina alla creatura metamorfica, nella sperduta foresta. In cerca della strega svanita nel nulla, ma che le lascia dolcemente un messaggio in segreteria, "Fate be changed. Look inside, mend the bond torn by pride", riesce a ricollegare un gesto precedentemente compiuto in segno di rabbia, un taglio netto della the family tapestry, come la causa di tale malefatta vicenda. - FINE SPOILER

Un messaggio forte in questo film d'animazione, che mi sento di elevare a messaggio assoluto, per quanto riguarda un film d'animazione o un film in generale. Siate padroni del vostro destino o lottate per esserlo. Questo è quello che ci insegna Merida e per una volta è la giovane e inesperta, ma ribelle, protagonista (ah, i capelli sono i veri protagonisti!!!) la figura più saggia della storia, a discapito della madre inflessibile e conservatrice. La rottura delle tradizioni può considerarsi un perfetto corollario della tematica principale (del destino stretto in mano) per completare una favola che di favola ha ben poco (malgrado gli orsi).

Tutta la storia si può considerare come una costruzione atta a sostenere questi messaggi principali e per farlo gli sceneggiatori hanno corso il rischio di dover calpestare suoli già esplorati. Le numerose citazioni, ricorrenti nei film Pixar, sono eccezioni affascinanti. Divertenti spunti. Non poche battute esilaranti. Mark Andrews, Steve Purcell (Sam & Max e la grafica dei primi due Monkey Island), Brenda Chapman e Irene Mecchi sono persone cool. Non è un lavoro di John Lasseter, che qui non ha né diretto né scritto, ma me ne faccio una ragione. Per ultima cosa devo assolutamente rafforzare un assioma: Brave graficamente è la crème de la crème. La grafica computerizzata ha raggiunto livelli spaventosi. Voto: 8,5

"Legends are lessons. They ring with truths."

15 settembre 2012

Prometheus


voto introduzione: 8
voto sviluppo portante: 8,5
voto fine primo tempo: 7
voto secondo tempo - prima parte: 6,5
voto secondo tempo - seconda parte: 6,5
voto parte finale: 7,5

voto regia: 7,5
voto sceneggiatura: 4
voto operazione casting: 5
voto attori: 7

voto attesa: 9
voto in base alle aspettative: 6,5
voto fantascientifico: 8
voto Alien: 7
voto astronavi: 8
voto tute spaziali: 7,5

voto mitologia greca: 8
voto pianeta ostile: 6,5
voto metamorfosi: 7

voto casco delle tute spaziali: 3
voto motoretta suolo lunare: 5
voto tempesta fortissima: 9


Il Prometeo della mitologia greca viene ricordato più che altro per la questione del fuoco rubato agli dei. Ma non va dimenticato che il suo ruolo principale fu invece quello di plasmare l'uomo dall'argilla, per ordine diretto di Zeus.

La razza aliena presente in questa pellicola di Ridley Scott, ricopre un ruolo che può essere equiparato a quello dell'eroe greco. La navicella spaziale Prometheus naviga verso il pianeta di questa civiltà extra-terrestre, nella missione che si prefigge di svelare ogni verità sulle origini dell'uomo. Prendere la fiamma della conoscenza.

Sul lontano pianeta l'equipaggio scelto del Prometheus entra in contatto con un'altra forma di vita, un organismo mutaforma nero. Dopo varie metamorfosi questo prende le sembianze di uno Xenomorfo. Per questo motivo il film può essere considerato un prequel del famoso Alien.

Tanti propositi, con un'intenzione di base fondamentalmente buona, ma con una frettolosità nel raccontare che deteriora la qualità del film. Solo se fosse durato dieci volte di più probabilmente ne sarebbe risultato un prodotto più esauriente, con maggiori spiegazioni. Alla fine uno rimane con diecimila dubbi, estasiato dall'impatto visivo e discretamente amareggiato.

Paga una sceneggiatura non perfetta? Alcune cose potevano benissimo evitarle o magari concedere più spazio per esempio al personaggio interpretato da Charlize Theron, che avrei visto benissimo come upgrade della Ellen Ripley di Sigourney Weaver, soprattutto dopo gli speranzosi primi minuti. Purtroppo non è stato così (e vale anche per altri attori che non mi hanno mai convinto e che speravo ricoprissero altri ruoli).

12 settembre 2012

Lesbian Vampire Killers

Che l'horror british demenziale fosse su livelli stratosferici si era capito già da tempo. Lesbian Vampire Killers si piazza in un girone di serie inferiore, ma merita tutta la nostra attenzione. Senza dare alcun fastidio, esso è. Le pellicole indipendenti hanno paradossalmente una marcia in più, proprio per l'assenza di vincoli produttivi corrosivi, e riescono a tramutare l'assenza di budget in una forma differente di inventiva. Poi mettiamoci il tipico umorismo britannico e splendide forme femminili mezze nude. Guardabilissimo e godibilissimo, grandissimo.

Fletch e Jimmy, in cerca di conforto si recano in uno sperduto villaggio afflitto da un'antica maledizione. Il conforto che cercano lo trovano in un gruppo di studentesse strafighe in vacanza proprio nello stesso posto.

Tanto per la cronaca, nel ruolo di co-protagonista è presente James Corden, coinquilino del Dottore nella puntata The Lodger. Praticamente lo stesso ruolo di amico e spalla, la maniera con cui fa colpo sul pubblico è pressoché identica, ugualmente straordinario. Presente pure nella sesta stagione, dodicesima puntata, Closing Time. British is cool.

Scoperto grazie all'ottima recensione letta su Il Circolino Dei Nerd.

11 settembre 2012

Hot Tub Time Machine

Non sono un fanatico del titolo originale, 'ché solo quello è giusto o imprescindibile. Non sono il tipo che si scandalizza per il titolo stravolto, quello semplice, compagnone e simpaticone. Ma credo proprio che comincerò ad utilizzare solo i titoli in lingua originale.

Sono un fanatico dei viaggi temporali. Adesso più che mai sono convinto che Woody Allen abbia conosciuto di persona Vincent Van Gogh e che la locandina del suo film ne sia un indizio. Mi sono esaltato con Vincent and the Doctor.

E di viaggi temporali e titoli sbagliati parla questo movie. I titoli sbagliati sono di quelli peggiori roba tipo il film si intitola Hot Tub Time Machine e uno lo chiama Un tuffo nel passato. I viaggi temporali sono di quelli stile Ritorno al futuro, cioè che ti cancelli dalla foto se tizio non bacia cosa e da cosa nasce coso.
Sono citati i Poison. E c'è Crispin Glover che disperatamente cerca di farsi strappare un braccio rendendo la cosa una delle più avvincenti del film. Appare Cornelius Crane Chase! Poi ci sono attori presi appositamente per colpire tutto il pubblico: dai gay, ai teen, al macho e al sacrestano. Troppo idiota come film, neanche etichettabile come parodico. Cristo i viaggi nel tempo, citazioni potentissime, pensi a che meraviglia di film sarà e invece è una misera occasione sprecata, una cretinata eccessivamente irritante, che odio... voto, cinque. (battute che fanno ridere ci sono, don't worry)


Voto: 5

08 settembre 2012

Der Knochenmann

Grottesco e da brividi, basato su situazioni che derivano da altre situazioni in un processo consequenziale composto da causa ed effetto. MacGuffin che trovano l'habitat naturale per moltiplicarsi in una colonia di elementi cruciali. Avete presente il Mistero della valigetta? In questo caso una cabriolet insolita diventa il primo oggetto del mistero. Per poi scoprire che nulla può essere più misterioso del piccolo albergo a conduzione familiare. Un cazzutissimo protagonista non sa dove sbattere la testa ma tutte le risposte gli si parano davanti. Tre peculiarità del film:
(1) dinamicità salubre
(2) investigatore scanzonato che non vuole diventare un pianista
(3) seminario sul cannibalismo etico
Al limite della farsa, inno alle commedie nere firmate dai fratelli Coen. Peccato che in ogni singolo fotogramma trapeli la tedescosità di questa pellicola, avete presente? Un film tedesco si riconosce lontano un miglio. Der Knochenmann (il titolo internazionale è The Bone Man, ma ho lasciato quello originale, spacca).


Voto: 7,5